di Laura Lorenza Magnani
Va’ Sentiero: 7000km a piedi tra le Terre Alte del nostro Paese
C’è un filo rosso che collega l’Italia delle Terre Alte, un sentiero lungo più di 7.000 km che attraversa le 20 Regioni dello stivale: il Sentiero Italia. E poi c’è Va’ Sentiero, spedizione volontaria e collettiva che dal 2019 si è messa in marcia per percorrerlo tutto e raccontare chi anima e vive questa porzione di Paese.
Ne ho parlato con Yuri Basilicò, ideatore di Va’ Sentiero, progetto che ha preso forma e vita grazie ad altri due soci fondatori: Sara Furlanetto e Giacomo Riccobono.
Fanno parte del team altri camminatori con competenze diverse e complementari il cui lavoro di squadra ha permesso di restituire un racconto completo e a 360° dell’esperienza del cammino.
La volontà di partire è nata dopo che Yuri ha scoperto il Sentiero Italia mentre era in Corsica parlando con alcuni turisti stranieri. Una volta rientrato ha capito che trovare informazioni dettagliate sul percorso era quasi impossibile.
Il Sentiero Italia si è delineato come un sentiero nascosto e misterioso, ma allo stesso tempo come un’impresa di grande magnificenza: l’alta via più lunga del mondo che percorre per intero quello che è detto il Paese più bello del mondo.
Da qui scatta la volontà di farlo rivivere intendendo il trekking come strumento attivatore delle Aree Interne che attraversa.
Percorrendo il Sentiero, infatti, il focus della spedizione è sconfinato ben oltre il Sentiero percorso, volgendo così lo sguardo alle Terre Alte nella loro pienezza, punteggiate di luoghi e di persone che li animano e li attraversano.
Si è creato e consolidato un legame, un amore, con questa parte di Italia racchiusa tra le montagne che è cresciuto e ha fatto sviluppare la voglia di fare qualcosa di concreto per queste zone spesso sottovalutate e lasciate in ombra.
Nelle varie tappe i camminatori hanno conosciuto molte storie e tradizioni, purtroppo spesso “dormienti”, se non morenti. Si sono però sempre trovate almeno le loro braci e questo ha rafforzato il desiderio di farle tornare fuoco e punto di ripartenza per queste zone facendo risaltare l’immenso potenziale che custodiscono.
Questa ricchezza deriva probabilmente dal fatto che, come Yuri racconta «Le montagne sono una barriera in ingresso, tant’è che nei secoli sono state utilizzate per proteggersi dai corsari, dai banditi e durante le guerre, ma sono una barriera anche in uscita, trattengono la loro storia e la loro cultura. Abbiamo scoperto terre con una forte identità sopravvissuta alla globalizzazione».
Viene naturale proseguire la chiacchierata parlando dei progetti di riattivazione dei luoghi che hanno incontrato e se hanno riconosciuto degli ingredienti comuni che hanno reso queste esperienze vincenti.
Yuri racconta che delineando il percorso il team ha identificato le realtà più interessanti dei diversi luoghi, ma arrivando in ogni posto hanno sempre cercato il dialogo con chi viveva lì e man mano gli venivano segnalati altri progetti: «In viaggio si creano sempre connessioni ed è questo che è successo anche durante la spedizione di Va’ Sentiero».
Per quanto riguarda gli ingredienti vincenti comuni quello fondamentale è la motivazione, la volontà di fare qualcosa per il territorio che sia di qualità e che contribuisca a generare benessere, anche economico. E poi c’è la capacità di guardare a queste terre con un punto di vista originale, spesso proprio dei giovani: le ricette antiche sono di valore ed essenziali alla definizione del luogo, ma serve attuarle con un approccio contemporaneo se si vuole contribuire concretamente al suo sviluppo e avviare processi generativi.
Concludo l’intervista chiedendo a Yuri di lasciarci tre parole chiave che racchiudono lo spirito di Va’ Sentiero secondo lui e il team, tre parole per comunicare la spedizione a chi entra in contatto per la prima volta con questa avventura. Queste parole sono: camminare, scoprire e condividere.
‘Camminare’ – in senso metaforico e reale -, muoversi per entrare in contatto con quello che ti circonda e quindi ‘scoprire’ i territori e le persone che li animano, per poi ‘condividere’ il percorso fatto, creare una visione comunitaria dei luoghi e comunità coese che crescono grazie al contributo e alla collaborazione di tutti quelli che ne fanno parte.