Un viaggio nell’isola dell’isola. Il progetto Tunèa nell’isola di San Pietro in Sardegna.

di Elisabetta Carboni

Per iniziare a parlare del progetto Tunèa è necessario conoscere il luogo in cui esso si svolge: un’isola dell’isola. L’isola di San Pietro è situata al largo della penisola del Sulcis nella parte sud-occidentale della Sardegna, ha un’estensione di circa 51 km2 e circa 6000 abitanti prevalentemente concentrati nel comune di Carloforte, l’unico centro abitato. Gli abitanti hanno origini genovesi, parlano il tabarchino e vivono in un contesto caratterizzato da un bellissimo paesaggio che attira un numero spropositato di turisti nella stagione estiva. La comunità è aggredita dal turismo ma anche sovrastimolata da eventi culturali che non lasciano il tempo di capirli e metabolizzarli.

In questo scenario difficile si inserisce Tunèa, progetto multidisciplinare di rigenerazione territoriale a base culturale dedicato alla riscoperta del legame collettivo di Carloforte con la sua tonnara, curato da U-BOOT Lab, in collaborazione con il comune di Carloforte, il FLAG Sardegna Sud Occidentale, OCCHIO ETS, Saphyrina e Zéma e vincitore dell’avviso pubblico Creative Living Lab (terza edizione) promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. 

Maria Pina Usai, direttrice artistica del progetto e cofondatrice di U-BOOT lab e Maurizio Lai, cofondatore di OCCHIO Lab ci raccontano l’idea e lo sviluppo di Tunèa.  

Nell’isola dell’isola: la tonnara di Carloforte
Fotografia di Alessandro Toscano

Cosa vuol dire Tunèa? 

Tunèa vuol dire Tonnara in tabarchino, il dialetto di origine ligure parlato dagli abitanti di Carloforte. Carloforte è infatti famosa per la pesca del tonno e fino a circa trent’anni fa la vita dei Carlofortini era strettamente legata alla sua tonnara, rappresentando anche il patrimonio economico più rilevante per la comunità. Quando però il mercato globale ha cambiato le dinamiche di lavorazione e molte attività precedentemente presenti nell’isola sono state trasferite, alcuni edifici di una parte delle Tonnare non sono stati più utilizzati e il rapporto tra la Tonnara e i carlofortini è cambiato radicalmente. Da uno spazio aperto e un’attività che ha sempre coinvolto tutta la comunità, si è trasformato in un luogo chiuso non più frequentato e in parte dismesso. 

Il progetto open-source non ha un risultato preconfezionato ma ha l’obiettivo principale di sviluppare un processo condiviso finalizzato alla valorizzazione delle tonnare nella loro accezione di patrimonio identitario comunitario, immateriale e materiale, all’interno del quale produzione culturale e industriale possano coesistere e alimentarsi vicendevolmente. Inoltre, vuole ri-avvicinare le Tonnare alla comunità, suggerendo e bisbigliando alla comunità che c’è una possibilità ferma e nascosta in quel luogo riattivando l’immaginario delle persone. Per fare questo è stato sviluppato in due fasi. La prima fase è stata portata avanti grazie alle residenze artistiche, finanziate dalla Fondazione di Sardegna su bando. La seconda fase invece ha avuto inizio dopo la vittoria del bando Creative Living Lab, grazie alla quale è iniziato il processo lento di apertura degli spazi delle tonnare, compatibilmente alle attività di lavoro che vengono ancora svolte. Questa apertura è stata resa possibile grazie a diverse attività organizzate a fine Aprile come il laboratorio di danza curato da Ambra Zambernardi, il laboratorio creativo per bambini curato da Alessandro Toscano e il laboratorio di co-progettazione curato da Patrizia Di Monte, Fiorella Teresa Rizzo. 

Il laboratorio di Alessandro Toscano
Fotografia di Alessandro Toscano

L’apertura verrà portata avanti grazie al denso programma di eventi previsti nelle giornate del 3-4-5 Giugno, durante le quali  le Tonnare saranno aperte al loro territorio e alla comunità. Per l’occasione inoltre, il progetto ha previsto un laboratorio di autocostruzione e una prima riqualificazione di alcune aree all’aperto grazie al supporto del Comune e di volontari e artigiani che hanno risposto alla call pubblica.

Grazie a questi laboratori si possono riconoscere, insieme alla comunità, gli spazi delle Tonnare che potrebbero rimanere a disposizione di tutti per svolgere attività diverse durante tutto l’anno, avviando un processo di ripensamento degli spazi. In questo modo, quel luogo che sembrava lontano, è diventato qualcosa di prossimo, di tangibile, aperto al cambiamento.  Questo processo potrà essere reso possibile anche grazie alla redazione di un Regolamento per la gestione condivisa dei beni comuni che il comune di Carloforte sta portando avanti declinandolo ad un ambito territoriale. 

In questa maniera Tunèa innesta un processo, mantiene viva la tradizione e fa in modo che la sua identità possa divenire, adattandosi alla contemporaneità. Rispolvera la memoria ancora viva delle maestranze e apre le porte fisiche della tonnara alla comunità, ragionando con essa sullo spazio mentale che necessità un’evoluzione di quello che è vivo ma che tra poco dovrà assumere una forma diversa. 

Il laboratorio di Ambra Zambernardi
Fotografia di Francesco Rosso