Un fare tira l’altro. L’esperienza della sartoria sociale Attaccabottone a Vignola

Un fare tira l’altro. L’esperienza della sartoria sociale Attaccabottone a Vignola

di Giulia Guerci

Google Meet, Torino – Vignola (MO)

21 novembre. H. 14.00

Pranzo e mi preparo alle chiacchierata che sto per fare con Federica, curatrice e responsabile del progetto Attaccabottone, una sartoria sociale inaugurata da pochissimo nel comune modenese di Vignola e gestita dalla Cooperativa Sociale Officine Artistiche Vignolesi.

Avvio la chiamata e ci salutiamo, io da casa mia e lei da casa sua. Fa fresco, penso sia qui che lì, perchè i vestiti che abbiamo sono pesanti, comodi ma non tanto belli. Case e vestiti.

Case

La sua, dov’è nata e cresciuta, è a Vignola, paese ai piedi dell’Appennino di poco più di venticinque mila persone  che dal 2021 è sede principale dell’”Unione Terre di Castelli” che riunisce gli otto comuni di Castelnuovo Rangone, Castelvetro di Modena, Guiglia, Marano sul Panaro, Savignano sul Panaro, Spilamberto e Vignola. Federica lascia questa casa per studiare international management in Lombardia, Australia e Cile, e ci torna sei anni dopo con un bagaglio pieno zeppo di desideri ed idee. Alcune di queste sono che il sentirsi spaesati accade facilmente, a tutti, anche a chi tanto lontano non è andato, e che ci sono posti e situazioni capaci di cacciare via questo sentimento per un po’; che ciò che di più bello e frizzante succede nelle grandi città può succedere anche in un paese, in un cortile; che anche, e soprattutto, nei margini si trova una ricchezza di saperi, valori e sensibilità che richiede spazio, connessioni ed opportunità per fiorire.

Federica e sua Chiara iniziano nel 2020 ad organizzare piccoli eventi spontanei fatti di mercatini e merende condivise, prima nel cortile di casa loro e poi nello spazio dell’ex-lavatoio pubblico affidato dal Comune all’associazione di promozione sociale I Ciappinari, di cui fanno parte. Questi eventi prendono piede e si arricchiscono di artigian3, creativ3 e curios3 al punto che si fa spazio il desiderio di dare a questo progetto un corpo riconoscibile ed una voce forte. Una casa. 

Quella che Attaccabottone trova è nel centro storico, sotto ai portici. Ha una grande vetrina ed una bella insegna tutta rosa. Dentro è fatta di stoffa, vestiti, mobili donati e sistemati, macchine per cucire e bottoni da attaccare.

via Bonesi 5, Vignola
(cc) Giulia Guerci

Vestiti

Qui, in via Bonesi 5, da due mesi a questa parte si tengono a cadenza quasi quotidiana corsi di cucito e rammendo, lezioni di uncinetto, swap party, workshop su “come vestirsi vintage senza sembrare tua nonna”, laboratori di macramè, sessualità, ceramica, collane e disegno. Si lavora con le mani, si fa amicizia e, bevendo il tè, si affrontano tematiche legate alla sostenibilità, al femminismo, al consumo etico e sostenibile. In questo spazio infatti i vestiti sono prima di tutto strumenti, mezzi per tessere relazioni, sviluppare tecniche e saperi, educar(si) e praticare lo scambio ed il riuso.

Il desiderio grande che Federica mi racconta è che questi vestiti diventino anche motore di opportunità per le donne straniere che vivono nel paese, così che l’apprendimento delle tecniche del cucito possa permettere loro di avviare un servizio di riparazione e up-cycling capace di garantire loro un sufficiente ritorno economico.

Questo desiderio è poi affiancato da quello più imminente relativo al raggiungimento di un equilibrio economico del progetto che permetta l’apertura continuativa dello spazio e la sostenibilità delle attività facendo fronte alle spese necessarie. Non da ultimo, a soffiare vento contrario sono anche i labirintici aspetti burocratici, la cui flessibilità è in questi casi messa fortemente alla prova dallo sforzo di immaginare e realizzare nuovi servizi ibridi e sociali. 

Vestiti. Attaccabottone
(cc) Giulia Guerci

Attaccabottone è un progetto che mette al centro il fare. Sin dagli inizi, fa del mettere le mani in pasta uno strumento universale di messa in relazione, creazione di possibilità ed abbattimento dei pregiudizi. Un fare che tira l’altro, una parola che tira l’altra in un processo che innesca un movimento generativo e contaminante. Far vedere che si può fare, esserci con tutto il corpo per dire che si può agire sugli spazi a cui si vuole bene, che è possibile costruire quello che con coraggio e fantasia si immagina. Questo è un altro desiderio di cui mi parla Federica. L’ultimo, per oggi.

Attacca bottone. Sartoria sociale
(cc) Giulia Guerci