Il corpo di una donna, nello spazio pubblico, è un’eccezione alla regola. Lo è dacché l’essere umano conobbe la stanzialità, e iniziò a dividere lo spazio acquisito in ambiti di produzione e di riproduzione, condannando i membri femminili delle tribù al confinamento nella sfera riproduttiva privata.
Cosa comporta, ancora oggi, la presenza del corpo femminile nello spazio pubblico?
L’inospitalità degli spazi pubblici urbani comunica alle donne l’eccezionalità della loro presenza negli ambiti di produzione, e lo fa attraverso una serie di barriere di tipo fisico, economico, sociale e simbolico. Dalle barriere architettoniche, alla pink tax sul sistema di trasporto pubblico, fino alle molestie verbali, con cui gli uomini ribadiscono alle donne di stare sconfinando nel loro territorio.
Ma qual è la situazione nella nostra città? E cosa può fare la pianificazione urbana per rendere i nostri quartieri più sicuri, accessibili, inclusivi?
Abbiamo cercato di rispondere a partire da un’indagine di campo sull’area della stazione di Mestre e del quartiere Piave, che ci ha permesso di sviluppare soluzioni progettuali ad hoc in un prodotto finale dal titolo “Mestre. Perché una città per le donne è una città per tutt*”, a cura di E. Mosconi, G. Perini, A. Piu. Il progetto è stato sviluppato nel contesto del Laboratorio di Progettazione per l’Innovazione Urbana, previsto al secondo anno di magistrale in Urbanistica e Pianificazione del Territorio.
Durante la fase di raccolta dati, prendendo ispirazione dai questionari di Milan Gender Atlas, essenziale è stata la costruzione e diffusione di due form online, che hanno permesso di conoscere le dinamiche interne al quartiere Piave in termini di sicurezza percepita.
Dal primo questionario è emerso come la sicurezza negli spazi pubblici fosse un problema anche di genere: il 60% delle donne intervistate dichiara di aver subito molestie di natura sessuale nell’area di studio, mentre nessun uomo dichiara lo stesso. All’interno del secondo questionario, rivolto ad un target di sole donne, sono state poi raccolte alcune informazioni in merito agli episodi di molestia subiti: tipologia, localizzazione, orario.
Questo ci ha permesso di individuare due focolai: i Giardini Piave e le strade secondarie (1.); la congiunzione Mestre-Marghera e gli spazi sotterranei (2.). All’interno di questi, vengono meno elementi come l’illuminazione, una buona copertura di servizi, attività in funzione e spazi frequentati: tutti fattori che le intervistate sostengono avere un impatto positivo sulla sicurezza percepita. L’assenza di tali elementi contribuisce ad alimentare quel senso di insicurezza che non solo condiziona notevolmente le scelte di mobilità delle donne, ma che va ad intaccare il loro senso di appartenenza a questi luoghi e l’indipendenza stessa dell’individuo.
Definiti gli obiettivi, individuati fondi e attori, prende avvio la fase di dialogo e co-progettazione all’interno del laboratorio di cittadinanza.
Sulla base delle istanze emerse dai tavoli vengono costruite le tre macro azioni progettuali:
- abbattimento delle barriere percettive;
- abbattimento delle barriere fisiche;
- azioni di supporto per il consolidamento sociale.
Il primo gruppo di azioni prevede la riqualificazione degli spazi sotterranei attraverso l’arte e la musica; la connessione dei tre assi principali Piave-Dante-Cappuccina, attraverso un percorso percettivo che tocca punti di interesse ricreativo/culturale nel quartiere; la creazione di un safe space polifunzionale nel pianoterra sfitto all’angolo Piave-Ortigara, un luogo sicuro per le persone, dedicato ad attività di supporto ed empowerment femminile, a eventi culturali e di sensibilizzazione. L’obiettivo è quello di aumentare l’attrattività di luoghi percepiti come pericolosi, perché diventino belli, vivaci e perciò presidiati, sicuri.
La seconda macroazione interviene in modo più incisivo sulla struttura fisica della città e prevede: il ripristino dell’accessibilità pedonale lungo i Giardini Piave; la riqualificazione della fermata del Flixbus e del piano terra sfitto dell’edificio ex Poste; la riqualificazione dell’area Ulloa. Il fine ultimo è di rimuovere le barriere architettoniche, di garantire la sicurezza stradale e l’accessibilità pedonale considerando le esigenze di tutti gli utenti della strada, a partire dalle donne.
Le azioni di supporto prevedono il rilancio dell’iniziativa taxi rosa e lo sviluppo di un’app per avere informazioni in tempo reale sul servizio di trasporto pubblico. Si tratta in questo caso di politiche volte a limare alcuni ostacoli che si frappongono alla mobilità femminile specialmente nelle ore notturne, riducendo i tempi di attesa e contrastando la tassa rosa.
L’esito atteso è di uno spazio urbano più inclusivo per tutti e tutte, a partire dai concetti di accessibilità e safety, pensato per ridurre le differenze nell’abitare lo spazio pubblico, rimuovendo determinati ostacoli e promuovendo iniziative a supporto dell’equità.