Laboratorio di Città Corviale: un laboratorio di rigenerazione urbana

di Margherita Meta

Laboratorio di Città Corviale: un laboratorio di rigenerazione urbana

(cc) Pagina facebook LaboratorioCittàCorviale

Il progetto Laboratorio di Città Corviale, situato nell’omonimo quartiere di Roma, interviene sul noto complesso residenziale progettato dall’architetto Mario Fiorentino, formato da un corpo unico lungo 986 metri e alto nove piani. Il Corviale nasceva per modificare la concezione delle periferie attraverso l’introduzione di un edificio completamente autonomo che integrasse gli spazi abitativi con servizi ai residenti.
Eppure, il mancato completamento dei servizi e le spesso difficili condizioni di vita degli abitanti, hanno trasformato il quartiere in uno dei simboli del degrado delle periferie della capitale.

Il Laboratorio di Città Corviale, coordinato da Francesco Careri e Giovanni Caudo e dall’equipe formata da Sofia Sebastianelli, Sara Braschi, Maria Rocco e Sara Le Xuan, svolge un’opera di accompagnamento sociale attraverso attività di presidio territoriale e di conoscenza del contesto e delle realtà locali.
Sofia Sebastianelli e Sara Braschi hanno risposto alle mie domande, per raccontarci questa esperienza di rigenerazione urbana fortemente orientata all’inclusione sociale.

(cc) www.laboratoriocorviale.it

Come nasce l’idea del Laboratorio di Città Corviale?

Sofia Sebastianelli: L’idea di questo tema nasce tra il 2010 e il 2011, da un precedente progetto del Dipartimento di Architettura dell’Università di Roma Tre, in cui avevamo lavorato sulle Piscine di Torre Spaccata. L’ipotesi era che l’Università dovesse avere una sua sede specifica all’interno dei contesti da rigenerare, al fine di  elaborare  delle politiche più confacenti alle esigenze del territorio: parte del progetto, che vede me e Sara impegnate al Corviale, nasce dunque da qui.

Sara Braschi: Il Dipartimento di Architettura in collaborazione con la Direzione per l’Inclusione Sociale della Regione Lazio ha avviato il Progetto del Laboratorio di Città a Corviale, dove stava per partire il Programma di Trasformazione e Rigenerazione del quarto piano. Insieme ad uno dei due nostri coordinatori scientifici, Francesco Careri, avevamo lavorato con il collettivo Stalker, la fondazione Olivetti ed il Comune di Roma, nell’ambito del progetto Immaginare Corviale, e in una seconda occasione con il Dipartimento di Architettura di Roma Tre, abbiamo partecipato alla parte sperimentale del progetto per la trasformazione del piano libero. Il progetto definitivo è dell’ATER, ma l’Università si è occupata della sperimentazione: avevamo già avuto modo di intervenire su questo  territorio.

Come è stato inizialmente recepito il progetto dagli abitanti del quartiere, e quali attività hanno avuto più successo nel “creare comunità”?

Sofia Sebastianelli: Nelle prime riunioni tra i vari soggetti coinvolti, si ipotizzava l’intervento delle forze dell’ordine, per il timore che i residenti avrebbero vissuto male il fatto di doversi trasferire. Noi abbiamo espresso il nostro punto di vista riguardo al fatto che si potesse avvisare la popolazione in maniera del tutto pacifica: con un’azione di informazione, in presenza fisica al Corviale, ed è andato tutto liscio. L’ATER aveva deciso che il cantiere sarebbe incominciato dal terzo lotto, ma Padre Gabriele, del centro di preghiera del primo lotto del Corviale, ci ha detto che sarebbe stato meglio inziare dal primo, e che ci avrebbe dato una mano lui, così il cantiere è cominciato dal primo lotto senza problemi.

Sara Braschi: Sull’attività di accompagnamento sociale, le persone hanno avuto fin dall’inizio l’interesse ad esserne coinvolte. Per quanto riguarda le nostre altre attività di animazione territoriale, a volte può essere un po’ faticoso coinvolgere le persone: alcune volte abbiamo avuto più successo, altre volte meno, bisogna ogni volta capire bene cosa proporre.

(cc) Margherita Meta

In che modo voi ritenete, e penso al vostro progetto della Mostra delle Memorie, che la bellezza, l’arte e la cultura possano intervenire sulla sperimentazione nello spazio pubblico?

Sofia Sebastianelli: La Mostra delle Memorie nasce durante il primo anno di vita del Laboratorio, in cui accompagnavamo le famiglie direttamente coinvolte dal progetto di trasformazione del piano libero, che dovevano trasferirsi, ed erano preoccupate di dover lasciare la casa dove avevano vissuto molto tempo.

Abbiamo pensato, attraverso l’utilizzo di un progetto artistico di poter dare un senso a questo cambiamento, che potesse essere utile a livello espressivo per loro, ma anche un atto importante di documentazione della realtà di quelle case, prima che venissero distrutte dal cantiere.
L’attività ha creato qualcosa di bello e significativo che ha accresciuto il sentimento di appartenenza del quartiere, in un ambito di cambiamento profondo.

Sara Braschi: Il processo che attuiamo spesso al laboratorio è quello di mettere insieme occasioni e persone, molte volte le iniziative scaturiscono da una serie di proposte che ci arrivano: mettiamo insieme le associazioni del territorio che ci propongono un’iniziativa, o magari c’è uno spazio su cui vogliamo accendere i riflettori. Non esiste una “selezione a priori”, miriamo piuttosto a tessere reti tra le associazioni sul territorio, e attraverso la partecipazione ai bandi riusciamo a coinvolgerle per costruire tante iniziative.

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Come vi interfacciate nel dialogo con i diversi enti quando dovete proporre un progetto?

Sofia Sebastianelli: Il laboratorio nasce dalla collaborazione del Dipartimento di Architettura di Roma Tre e la Direzione Per l’Inclusione Sociale, che è il nostro finanziatore: ci sono riunioni di monitoraggio riguardo le nostre attività e i progetti sul territorio.
Ci siamo interfacciate con il Dipartimento per lo Sviluppo Economico e le Attività Produttive, in occasione della seconda edizione dell’Estate Romana, per fare richiesta di autorizzazione all’uso del teatro Corviale limitrofo al Laboratorio, che ci è stata accordata.

Sara Braschi: Un’occasione che abbiamo avuto con il Comune di Roma è stata tramite i PUC (Progetti Utili alla Collettività, rivolti ai beneficiari del Reddito di Cittadinanza (RdC) nell’ambito del Patto per il Lavoro e del Patto per l’Inclusione Sociale.). L’anno scorso nei mesi di marzo e Aprile abbiamo attuato un PUC sperimentale: dei residenti beneficiari del Reddito di Cittadinanza dovevano prestare il loro lavoro nell’ambito di un progetto denominato “Corviale SiCura” e con loro abbiamo portato avanti una serie di azioni di trasformazione e di cura degli spazi comuni. In seguito, ci siamo poste l’obiettivo di costruire per questi percettori occasioni di lavoro che siano più durature.

Nell’ambito delle prospettive future per il territorio, vorrei che mi raccontaste il progetto delle “Torrette di Corviale”, e sapere se secondo voi è possibile, nel dato contesto, creare una mixité sociale.  

Sofia Sebastianelli: Il progetto delle Torrette nasce dalla sollecitazione delle famiglie che le occupano ed hanno chiesto di essere trasferite in alloggi ATER come quelle coinvolte nel processo di trasformazione del piano libero. Due ragazze ci hanno chiesto un argomento per la tesi di laurea, e noi abbiamo con loro sviluppato un progetto di riqualificazione delle torrette che avremmo voluto presentare al bando delle residenze universitarie del MIUR, ma che purtroppo non ha mai visto un avviamento specifico.

Sara Braschi: Sarebbe stato bello che l’ATER partecipasse al bando MIUR per finanziare queste residenze, che prevedevano un contesto di spazi attrezzati ad uso degli studenti, e aperti a tutto il quartiere: è un bellissimo progetto, a cui teniamo molto, ed è un peccato che non abbia avuto una ricaduta pratica.

Sofia Sebastianelli: In merito al resto della tua domanda, noi crediamo profondamente nella realizzazione di una mixité sociale. Speriamo che se il progetto si concretizzerà, non creerà gentrificazione, che i residenti delle case popolari non vengano mandati ancora più lontano: è giusto che vengano riqualificate le residenze, che siano creati nuovi servizi, ma è fondamentale che questo non avvenga cacciando chi c’era già.

Ringrazio Sofia e Sara per il tempo che mi hanno dedicato.

È possibile approfondire le attività del Laboratorio di Città Corviale al sito: https://laboratoriocorviale.it/.

(cc) Margherita Meta