La Corrente del Post Degrado

di Ilaria Degradi

La Corrente del Postdegrado

Siamo testimoni di un movimento diffuso di resilienza urbana in cui gli abitanti di diverse città del mondo sono mossi dal desiderio di appartenere a una comunità e dal bisogno di recuperare il tempo e lo spazio che sono stati loro sottratti dal rapido e costante divenire della società odierna. Il necessario cambio di paradigma e il bisogno condiviso di moderare il ritmo di vita attivano processi collaborativi e iniziative culturali che promuovono l’innovazione sociale, la partecipazione cittadina, il consumo locale e nuovi modelli economici, migliorando così la loro qualità di vita e il benessere del loro quartiere. 

Esistono sempre più progetti di carattere culturale, sociale e urbanistico che compongono la mappa della rigenerazione urbana e ciascuno di essi è caratterizzato da un obiettivo e da un formato di riattivazione specifico, definito dalla natura e dai bisogni propri della comunità che lo riattiva. I vuoti urbani si trasformano in quei punti definiti da Pilar Soto Sánchez come territori fertili (2017) dove i cittadini sono liberi di pianificare il loro spazio e auto-costruire un luogo basato sulle loro personali esigenze, stabilendo un’identità propria, collettiva e creativa.

(Cinema Nuovo Armenia. Progetto di riqualificazione di uno spazio di proprietà pubblica a Milano. Ottobre 2021)

Come segnala Manzini (2010), negli ultimi anni diversi attori sociali hanno dimostrato che possono agire al di fuori dei modelli economici dominanti. Casi come Cascinet, Isola Pepe Verde e Alle Ortiche in Italia; Cinema Usera, Esta es una plaza e Campo de la Cebada in Spagna; Holzmarkt, ZK/U e Prinzessinen Garten in Germania sono solo alcuni dei numerosi progetti esistenti. Dietro ognuno di questi casi promettenti lavorano gruppi di persone che inventano, potenziano e gestiscono soluzioni innovative create a partire da quel che giá esiste, dando vita alle comunità creative (Meroni, 2007; Sánchez-León, 2018; Albelda, Sgaramella & Parreño, 2019; Haxeltine & Seyfang, 2009). 

Dal 2012 mi interesso a questa tematica, visitando e documentando alcuni dei progetti che hanno trasformato vuoti urbani o rovine rurali, in beni comuni. Consapevole della rapida espansione del fenomeno, ho ritenuto interessante catalogare e collezionare queste iniziative e dare un nome a questo movimento che ho chiamato la Corrente del Post Degrado

Ho dunque iniziato a mappare i casi studio che incontro nel mio percorso di ricerca e a raccogliere testimonianze orali e fotografiche che racconto su una pagina web dedicata, progettata per dare forma a una finestra digitale in continua crescita che da visibilità ai progetti esistenti e alle buone pratiche di riattivazione in essi applicate.  

(Home page della piattaforma La Corrente del Post Degrado – https://ilariadegradi.wixsite.com/postdegrado)

La Corrente del Post Degrado comprende diverse tipologie di spazi rigenerati: , all’aperto o al chiuso, legali o illegali, con o senza scopo di lucro e definisce come  caratteristica comune la ripresa del ciclo di vita di uno spazio dopo un periodo di abbandono e il suo cambio di destinazione d’uso a scopi socio-culturali. 

Nonostante i progetti descritti in dettaglio nella piattaforma si riferiscano per il momento quasi esclusivamente al territorio di Milano, la ricerca ha un carattere internazionale, geograficamente tracciato nella mappa online dedicata. 

Tra i principali  obiettivi della piattaforma c’è l’importanza di creare una rete di connessioni tra agenti della rigenerazione, in modo da facilitare lo scambio di informazioni, materiali e contatti e da fornire esempi pratici e strumenti chiave a coloro che volessero replicare uno dei diversi format di riattivazione di territori in stato di abbandono.

(8º edizione dell’incontro annuale di Arquitecturas Colectivas tenutosi presso La Fabrika De Toda la Vida (Extremadura, Spagna, Settembre 2015.)

Se è vero che il mondo è pieno di spazi vuoti, è altrettanto vero che un’intera comunità creativa è in costante ricerca di luoghi in cui dar vita alle sue idee. L’obiettivo di questa ricerca è dunque unire queste due verità per colmare un bisogno diffuso e collettivo.     

Note bibliografiche:

Albelda José, Sgaramella Chiara e Parreño José María (2019): Imaginar la transición hacia sociedades sostenibles. Ed. Universidad Politècnica de València, Valencia.

Haxeltine Alex e Seyfang Gill (2009): Transitions for the People: Theory and Practice of ‘Transition’ and ‘Resilience’ in the UK’s Transition Movement. Ed. Tyndall Centre for Climate Change Research, Norvegia.

Manzini Ezio (2010), Small, Local, Open and connected: Design for Social Innovation and Sustainability, The journal of design strategies. Vol. 4, No. 1. pp. 8-11, Ed. The New School for Design, New York.

Meroni Anna (2007): Creative communities. People inventing sustainable ways of living. Ed. POLI.design, Milano.

Sánchez-Leon, Nuria (2018): “El papel del arte en la transición ecosocial: casos anglosajones y españoles” Humanidades Ambientales. Pensamiento, arte y relatos para el Siglo de La Gran Prueba. Ed. Catarata. pp. 147-163, Madrid.

Soto Sánchez, Pilar (2017): Arte, ecología y consciencia. Propuestas artísticas en los márgenes de la política el género y la naturaleza. Tesis Doctoral, Universidad de Granada, Granada.