Dopo appena due settimane dal primo modulo di lezioni svolto a Venezia, a fine marzo eravamo già in viaggio immersi in un’esperienza intensa nella città di Bari.
Siamo i nuovi U-Risers e questo è il primo Diario di Bordo della IX edizione del Master.
In questo secondo modulo abbiamo affrontato il tema della relazione tra pratiche di rigenerazione urbana via innovazione sociale, politiche pubbliche e istituzioni e per farlo abbiamo incrociato soggetti e spazi protagonisti e oggetto di questi processi. Abbiamo trovato una continuità con alcuni concetti incontrati nelle prime lezioni, vivendo l’esperienza sul campo come il naturale proseguimento di un primo approccio teorico.
Ci risuonano infatti concetti come città e territorio, approccio integrato, generatività, risorse, prossimità, cura, valori, che incontriamo ora calati in un contesto e all’interno di iniziative e progetti concreti, ma soprattutto iniziamo ad aggiungere complessità al termine politiche pubbliche e a dare una forma alla figura del policy maker.
Bari ci appare nella sua complessità e con un’identità plasmata dal suo legame con il mare e gli scambi commerciali e culturali, elementi che permettono a questa città di essere estremamente ricca in vitalità e diversità. Tra una Peroni e una focaccia, con un tempismo curioso ci siamo ritrovati a contatto con la municipalità di Bari in un momento storico particolarmente critico, durante un weekend di manifestazioni in difesa del sindaco e discussioni circa l’integrità e l’operato della sua giunta.
Grazie agli “alleati sul territorio” che ci hanno guidato nel percorso di apprendimento – in particolare Roberto Covolo, Vitandrea Marzano e Alessandro Cariello che operano nello staff del sindaco, Domenico Scarpelli e Laura Magnani, ex U-Risers che ci hanno restituito l’esperienza di iniziative specifiche, svolte rispettivamente nell’ambito istituzionale e in organi intermedi di ricerca e azione sui territori – scopriamo con sorpresa una città attiva da molti anni in termini di processi di innovazione.
Una realtà che dal punto di vista sia della qualità urbana che sociale si è molto trasformata, in termini positivi, negli ultimi 10/15 anni, nella cornice di politiche pubbliche iniziate 20 anni fa. Nel tempo infatti ha ritrovato un rapporto con il mare, investito sulla dotazione di verde urbano e servizi, sulla cura del paesaggio e riattivazione dello spazio pubblico; ha inoltre potenziato le sue infrastrutture, rigenerato aree dismesse, favorito la partecipazione cittadina e rafforzato la dimensione comunitaria.
Per le lezioni frontali ci siamo incontrati nel complesso di Porta Futuro, una grande area ex produttiva del quartiere Libertà riqualificata proprio attraverso uno dei percorsi che hanno contribuito a favorire il cambiamento.
Esplorando le politiche pubbliche di Bari distinguiamo strategie che lavorano secondo un approccio integrato di azioni materiali (legate alla dimensione spaziale) e immateriali (che si rivolgono alle comunità locali) e a scale di intervento diverse: quella ampia delle strategie d’insieme e quella delle micro azioni distribuite sul territorio e sensibili in modo diverso per ogni realtà in cui operano. Dall’approccio a più scale emerge da un lato l’importanza di allenare una capacità di lettura dei contesti e dall’altro che, allargando l’intervento e costruendo una rete, la presa in carico pubblica permette un impatto maggiore rispetto alla singola progettualità.
Il racconto di programmi specifici ci ha permesso di capire nel concreto di che politiche stavamo parlando e le visite ad alcuni spazi, accompagnate dalle storie dei soggetti coinvolti, ci hanno fatto conoscere i valori che hanno guidato queste iniziative, i punti di vista e le difficoltà incontrate (anche nel dialogo con la pubblica amministrazione).
Abbiamo discusso quindi di progetti volti alla riattivazione di spazi residuali in cui sono stati sostenuti i soggetti che hanno deciso di prendersene cura, come i giardini e orti condivisi Orto Campagneros e Bosco di Cancello Rotto (programma Rigenerazioni Creative); progetti che sostengono imprese sociali nei quartieri, come quello del bistrot multietnico Ethnic Cook (bando Urbis) che promuove inclusione sociale attraverso il cibo; iniziative mirate a rafforzare il commercio di vicinato come il programma d_Bari e quindi realtà come Bidonville e Pescivolanti; programmi che tengono insieme la riqualificazione di una grande area come quella del Waterfront di San Girolamo e micro progettualità come il ristorante Spirito di Patate, la scuola di surf Tanaonda e il negozio di attrezzature per sport d’acqua Impact. Questi esempi dimostrano come è possibile integrare azioni puntuali con strategie più ampie lavorando su più livelli, nel tessuto urbano e in quello sociale.
Abbiamo osservato poi come, in un’ottica generativa e con un atteggiamento di fiducia, il cittadino non è considerato solo un utente e portatore di bisogni ma anche una risorsa per la città. Infatti a Bari aver favorito il protagonismo di cittadini e imprese, permettendo loro di diventare a tutti gli effetti attori del territorio, ha contribuito a trasformare positivamente lo spazio urbano e migliorare la qualità della vita in città.
Infine la cornice politica nella quale siamo capitati si è rivelata cruciale per arricchire la riflessione sul ruolo del soggetto che dall’interno della pubblica amministrazione si occupa di politiche urbane, ruolo nel quale abbiamo fatto l’esercizio di immaginarci. Se nelle prime lezioni avevamo iniziato a definire una politica pubblica come un set di azioni coordinate, a Bari abbiamo capito che è anche un processo complesso che il policy maker accompagna dall’interno, in una delicata intersezione tra politica, amministrazione e cittadinanza e con la consapevolezza che l’innovazione può attivarsi negli uffici prima che nelle comunità.
Possiamo dire che prendendo parte alla manifestazione a supporto del sindaco abbiamo avvertito la relazione tra la dimensione politica e quella delle politiche pubbliche, riconoscendo infatti consapevolezza da parte dei cittadini rispetto ai cambiamenti positivi generati dai processi in atto, che non solo hanno un effetto sullo spazio ma producono anche sentimenti di attaccamento e orgoglio nei confronti della classe politica. Infatti negli interventi di cui potremo un giorno essere attivatori o nei processi di cui faremo parte avremo a che fare con la politica e, in quanto agenti di cambiamento, produrremo effetti in termini di consenso ma anche di conflitto.
Sarà attraverso un impegno concreto e una visione condivisa che potremo rafforzare le città, rendendole più inclusive e sostenibili con il fine ultimo e la responsabilità di generare o consolidare la comunità.