Lo abbiamo fatto. Abbiamo auto-organizzato un modulo “abusivo”. L’undicesimo del master U-Rise che nella sua nona edizione ha previsto tappe di studio a Bari, Torino, Londa (FI) e Bordeaux, oltre alle canoniche lezioni a Venezia. Nella geografia della rigenerazione urbana, secondo noi, non potevano mancare Napoli e Caserta.
Non solo perché chi scrive è originario di queste città; e non solo perché in più occasioni
durante il master, alcune esperienze di rigenerazione sviluppate in queste città sono risultate particolarmente rappresentative per descrivere e approfondire i temi che abbiamo affrontato quest’anno. No questi sono stati solo dei pretesti.
Il motivo è stato – come ha detto qualcuno – connesso alla “bellezza delle relazioni umane
che sono nate in questo master, alla possibilità di imparare tantissimo dalle esperienze e dal lavoro di ognunə di noi”. Abbiamo cavalcato l’onda del desiderio di stare insieme fuori dai moduli standard, di volerci conoscere in una dinamica diversa da quella incentrata sulle lezioni. Insomma, non sappiamo quanto sia vero, ma ci è piaciuto dirci che siamo una classe un po’ atipica.
La classe in Villa Giaquinto bene comune
Il primo giorno, iniziato all’insegna di sfogliatelle, ci ha visto approdare finalmente a Villa Giaquinto, parco pubblico (senza ville, solo parco) nel centro storico di Caserta. È un bene comune gestito dalla comunità dei residenti dal 2016, prima attraverso un’occupazione, poi, dal 2018, con un patto di collaborazione stipulato con il Comune di Caserta nell’ambito del nuovo regolamento per i beni comuni. Il parco è diventato un centro culturale e sociale importantissimo per la città: il comitato gestore organizza attività sociali per bambini e anziani, si prende cura della vegetazione e delle attrezzature presenti, organizza iniziative culturali. Alcune di queste attività si sono ormai consolidate nel contesto casertano, come per esempio il “Cinema in erba”, completamente gratuito, che vede una media di 600 spettatori a serata… in una città senza cinema. Durante la visita abbiamo conosciuto anche Margherita, 78enne e storica attivista del comitato, un personaggio chiave che ci ha raccontato di come il prendersi cura del parco equivalga al prendersi cura della comunità, una forma di resistenza democratica.
Dopo un ricco pranzo a base di mozzarella locale, ci siamo spostati alla villa di via Arno, altro parco autogestito con un patto di collaborazione nel quartiere popolare di Acquaviva, dove abbiamo incontrato Pino, presidente del comitato che se ne prende cura. Successivamente siamo passati alla 167, quartiere di case popolari super-cementificato, per visitare il “buco”, un enorme scavo che doveva servire a preparare l’area per un progetto speculativo mai realizzato e oggi al centro di un conflitto aspro tra residenti e Comune. Siamo poi saliti a Casertavecchia, borgo medievale sui colli tifatini, dove abbiamo visto dall’alto la conurbazione urbana che da Caserta conduce fino a Napoli, guardando con nitidezza le isole dell’arcipelago. Dopo qualche bottiglia di vino da Cinzia, abbiamo concluso la serata col M’arrancio, liquore prodotto con le arance di Villa Giaquinto.
la classe sul lungomare di Napoli
Il giorno dopo, abbiamo attraversato il quartiere napoletano della Sanità, storicamente famoso per l’alto livello di degrado e criminalità, oggi scenario di un percorso di riscatto sociale dove la comunità e i giovani sono davvero i protagonisti. Abbiamo conosciuto la Cooperativa “la Paranza”, che si prende cura delle catacombe di San Gaudioso, perla di rara bellezza e storia, e che ha contribuito alla nascita del museo dell’artista Jago. La cooperativa è una tra le tante realtà che cooperano in questo quartiere per portare un vero cambiamento sociale. Sono numerosissime le iniziative che puntano ad una cosa estremamente chiara, eppure così complessa: produrre sviluppo locale attraverso il patrimonio e la cultura locale per offrire un lavoro dignitoso per giovani.
Dopo aver mangiato la pizza e altre sfogliatelle, ci siamo goduti un giro nei Quartieri Spagnoli, altro quartiere particolarmente complicato dal punto di vista sociale. Eppure anche qui qualcosa sta cambiando, ma in maniera diversa. Il turismo sembra non essersi incanalato in un processo più ampio e proficuo per il territorio. L’importante aumento di attrazioni e locali ha sicuramente contribuito ad una maggiore percezione di sicurezza per chi attraversa i vicoli, tuttavia si ha l’impressione di osservare un quartiere aggredito e mercificato, sempre più a misura di turista.
Dopo aver visto il mare di Via Caracciolo, siamo risaliti verso la collina di Montesanto e abbiamo partecipato alla serata in occasione del compleanno dello Scugnizzo Liberato, bene comune nato dall’occupazione dell’ex carcere minorile Filangieri. Il fine serata è stato segnato dal passaggio alla Mensa Occupata, nel cortile di Mezzocannone, sede della Federico II, per una serata che rimarrà nella memoria di tutti noi.
La classe per le strade di Napoli
Per concludere questo racconto, secondo noi è importante sottolineare che è stato bello unire occasioni di svago, divertenti e conviviali, con occasioni di formazione e di confronto coi territori. Abbiamo sfruttato questo modulo abusivo per ascoltare storie di resistenza dal basso nel contesto casertano e per osservare la velocità e le modalità con cui Napoli sta cambiando. Ma soprattutto, è stato bello vederci, parlare, stare insieme e ragionare collettivamente su cosa volesse dire per noi “fare rigenerazione”. Questo ci hanno permesso di diventare ancora più una piccola comunità U-RISE – potremmo dire “auto-educante”. Imparare alla fine è anche questo: condividere esperienze impreviste e concedersi il tempo per sperimentare alternative.