a cura di Lorenzo Vacirca – IPER-collettivo
Countless Cities 2021, la call for artist della biennale delle città al Farm Cultural Park
I tempi di percorrenza per raggiungere Favara, in provincia di Agrigento, sono più o meno gli stessi da Catania, Palermo o Trapani, secondo Google Maps: 1h55 dall’aeroporto Fontanarossa, 2h25 dall’aeroporto Falcone e Borsellino e 2h28 dall’aeroporto Vincenzo Florio. Scegliamo per questo un volo da Pisa a Trapani, andando al ribasso – come sempre. Tuttavia, una volta atterrati scopriamo i veri tempi di percorrenza di chi si deve spostare coi mezzi in Sicilia, anche tra le due province confinanti, come Trapani e Agrigento: 4 ore di bus verso Palermo, un pani c’a meuza alla stazione centrale e altre 4 ore di bus da Palermo a Favara.
Inizia così il viaggio di IPER-collettivo verso Farm Cultural Park, un centro culturale indipendente nato nel centro storico di Favara dalla rigenerazione di un quartiere arabo abbandonato e degradato.
Ad accoglierci a Favara c’è Michele, il nostro Ospite con la O maiuscola. Ci arricchirà di aneddoti su Favara durante i pasti consumati a fine giornata al suo piccolo ristorantino Puma D’amuri che ha aperto da poco in uno dei Sette cortili, per far lavorare i giovani del quartiere. Alla fine della nostra permanenza ci ritroveremo amici.
Michele è architetto ed è nella Farm da sempre. Ha seguito da vicino le varie evoluzioni dei sette curtiglia e degli altri edifici, parte integrante del processo di rigenerazione temporanea o stabile, attraverso l’arte, la cultura e la sperimentazione del centro storico di Favara. Lo ascoltiamo a bocca aperta mentre ci racconta di quando hanno portato dall’Expo di Milano pezzi del padiglione Giappone o della scritta del padiglione del Vaticano che svetta sul cortile del suo ristorante. Non nega però quanto sia difficile e complicato gestire la burocrazia amministrativa che si genera per ogni azione sui cortili.
Per chi si accinge ad intervenire su un’intera città in via di decomposizione attraverso azioni rigenerative, la strada è fin da subito in salita e, benché si lavori per il bene della comunità, spesso questo non è percepito. Almeno all’inizio.
Oggi infatti Farm Cultural Park è sicuramente motivo di orgoglio per molti favaresi. Una “bolla” di colori e creatività esplosa nel bel mezzo di un terremoto strisciante, lento ma progressivo, pronto a mangiarsi il centro storico. Il cortile è l’elemento caratterizzante dell’urbanistica favarese che si sviluppa attraverso un groviglio di straducole, Oggi infatti Farm Cultural Park è sicuramente motivo di orgoglio per molti favaresi. Una “bolla” di colori e creatività esplosa nel bel mezzo di un terremoto strisciante, lento ma progressivo, pronto a mangiarsi il centro storico. Il cortile è l’elemento caratterizzante dell’urbanistica favarese che si sviluppa attraverso un groviglio di straducole, eredità della dominazione araba, dalle quali solo gli abitanti ne sanno venir fuori.
I giorni a Favara sono intensi. Lavoriamo ininterrottamente alla nostra installazione, Plastic Landscape, progetto selezionato dalla call for ideas Countless Cities 2021 per la seconda edizione della biennale delle città del mondo, vincitrice anche della terza edizione dello Human City Design Award.
Si tratta di una piattaforma calpestabile fatta di dispositivi plastici per roccatura (rocchetti), assemblati in modo da disegnare un pattern bicromatico calpestabile. L’idea attinge dalla tradizione tessile di Prato, la nostra città che intendiamo raccontare con questo lavoro. Tra i tre temi della call abbiamo scelto il good business, rappresentato da Mariplast, azienda pratese che produce rocchetti con plastica riciclabile.
La sera torniamo tardi al cortile 0.1 e ogni volta i ragazzi della Farm riescono sempre a trattenerci qualche minuto in più per una birretta in compagnia: “basta sgobbare, fatevi una birra!”. Sono tutti ragazzi, tra i 20 e i 25 anni, a Favara per la stagione come stagisti o volontari. Sono studenti universitari, molti provengono dal Nord e studiano economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo o management degli eventi culturali. Gente in gamba che per l’estate ha scelto di guardare da vicino un mondo così piccolo e lontano ma così esplosivo da far parlare di sé da molte parti.
I volontari ci danno indicazioni su dove andare e cosa fare nel poco tempo libero che riusciamo a ritagliarci e soprattutto ci sostengono nel nostro lavoro con i loro consigli, e dandoci una mano anche nella costruzione di Plastic Landscape, che diventa così una vera e propria opera condivisa.
Finiamo il lavoro domenica alle nove di sera, un po’ al limite. Alla fine avremo incastrato insieme quasi 5.000 rocchetti di plastica, ma il risultato ci piace e soprattutto piace a chi si affaccia all’ingresso di Palazzo Cafisi.
E questo ci rende felici.
Mariacristina si affaccia dalla porta e ci invita alla cena sociale al Cortile Bentivegna, dove conosciamo anche Andrea Bartoli e Florinda Saieva: un incontro amichevole, informale. Ci sentiamo a nostro agio nello scambiarci quelle poche parole prima di ripartire.
Riusciamo finalmente a visitare il resto della mostra, accompagnati da Clarissa e Alessio, due studenti della Cattolica di Milano e volontari della Farm. Palazzo Miccichè è l’emblema di quello che accade a Favara fuori dalla Farm e di quello che fa FCP: un palazzo sventrato dall’incuria e dall’abbandono diventa l’incubatore di un giardino nascosto e di una vera foresta verticale, in una città dove il verde scarseggia totalmente.
Anche qui c’è Prato, in veste ufficiale, un padiglione che racconta dell’Urban Jungle e della riforestazione urbana. Ci fa piacere. Nei video all’interno dell’allestimento scorrono anche le immagini della fabbrica dei rocchetti, partner che con uso “good business” ha reso possibile Plastic Landscape.
Ci sentiamo a casa, per questo e per tutto quanto il resto.
Countless cities è ancora visitabile fino al 16 gennaio 2022.