di Eléna Chiarillo
Comunità Educante nelle scuole tra attuale fragilità e cambiamento futuro
Negli ultimi anni si è palesata una crescita delle vulnerabilità relazionali e sociali soprattutto tra chi, come i minori, ha subíto in questi ultimi tempi una riduzione, in alcuni casi fino all’azzeramento, della propria vita sociale. L’indagine condotta dall’istituto nazionale di Ricerche Demopolis per l’impresa sociale “Con i bambini”, presentata il 18 novembre 2021, sottolinea come sia diffusa nella popolazione adulta italiana la consapevolezza che la pandemia abbia acuito una situazione di povertà minorile già critica, e di come la maggior parte identifichi la comunità educante come via privilegiata per un equilibrato sviluppo dei minori.
È necessario guardare, analizzare e riflettere molto bene rispetto a ciò che sta accadendo dentro e fuori di noi e nella società che contribuiamo a creare. A questo scopo pensiamo1 che sia importante cercare di avere uno sguardo vigile ed attento, rivolto a moti di trasformazione per il benessere personale e globale, piani in strettissima relazione. In questa direzione si muove la nostra professionalità2 , nello specifico verso l’attivazione di reti di comunità educanti, oggetto della lezione presentata alla formazione per il MIUR del centro culturale Fonti San Lorenzo di cui il presente articolo è una sintesi.
L’assunto di base dell’orizzonte di comunità educante vede l’ambiente come uno dei maggiori agenti educativi, nell’accezione naturale, sociale ed umana. L’ambiente è il terzo educatore per la pedagogia, l’ente da superare per potersi aprire al mondo per l’antropologia filosofica e per le neuroscienze, il contesto che contribuisce a creare ognuno di noi e da cui si genera3. Pensiamo che la vita dellə bambinə si svolga in un ecosistema educativo all’interno del quale la famiglia rappresenta il riferimento primario4, a cui si aggiunge gradualmente il contesto educativo e tutto il tessuto sociale. Una visione di contesto scolastico comunitario, in cui il bene-stare delle persone che gravitano è centrale al fine di costruire un benessere diffuso, la principale premessa per la creazione di relazioni di apprendimento.
Negli ultimi anni tra Emilia-Romagna e Marche abbiamo avviato momenti di riflessione, laboratori e attivazioni di rete insieme ai genitori e al territorio. In questa sede facciamo riferimento alle comunità educanti avviate con il Polo I passerotti del comune di Bologna e con il Centro per l’infanzia Pachamama di Sant’Elpidio a mare (FM). Abbiamo deciso di individuare un punto di partenza, un obiettivo chiaro che permetta di avere la disponibilità e la flessibilità di accettare ciò che il gruppo esprime e la strada che intende percorrere. Alla base di questi incontri c’è l’osservazione, che nel lavoro del professionista educativo-riflessivo5 rappresenta il punto cardine. L’osservazione richiama elementi centrali nella quotidianità educativa come l’ascolto attivo dell’altro, l’utilizzo di linguaggi artistico-espressivi, i laboratori teatrali, il gioco, la restituzione e il confronto in Cerchio.
Nello specifico nella prima parte dell’anno abbiamo proposto alle famiglie una calendarizzazione più fitta, all’interno della quale abbiamo definito le competenze e passioni del gruppo, gli obiettivi e una direzione, appunto. Nella seconda parte dell’anno abbiamo messo in pratica le progettualità emerse, attraverso una partecipazione attiva delle famiglie all’interno dell’ambito educativo, riscontrando un aumento del benessere percepito e reale delle famiglie, dellə bambinə e del personale all’interno delle strutture. Un bene-stare fatto di gesti/azioni semplici, di condivisioni, di mutuo-aiuto, di promozione di buone pratiche e di ascolto profondo gli uni degli altri. Tale processo sottende la comunanza, quindi pratiche di vicinanza e relazioni, tempo e pazienza, creatività e multidisciplinarietà. Essa è allo stesso tempo forma e contenuto e dipende dalle persone e dal contesto all’interno del quale si realizza.
Per crescere lə bambinə come cittadinə attivə e consapevolə, c’è bisogno di vederlə, riconoscerlə e considerarlə come soggetti capaci di entrare in relazione e auto direzionare responsabilmente la propria vita. In questo processo è di fondamentale importanza la presenza di un contesto di relazioni adulte equilibrate e costruttive, di sostegno e stimolo che vanno a realizzare il laboratorio di umanità nel contesto educativo e oltre.
Note
(1) Da qui in poi utilizzerò la prima persona plurale in quanto il mio lavoro si estrinseca e si mette in pratica in equipe di lavoro, gruppi di pedagogisti, gruppi di genitori e di adultə, con lə quali condividiamo questi valori e portiamo avanti la metodologia esposta.
(2) Ad esempio il coordinamento della rete per la realizzazione del Protocollo Bimbi Libera Tutti che, con il coinvolgimento attivo di più di 70 professionisti, ha realizzato in aprile 2020, una riflessione durata un mese rispetto alla ripartenza delle scuole per la fase 2 supportate da concetti quali l’outdoor, l’importanza del piccolo gruppo, la formazione/accoglienza del personale. Per approfondire è possibile chiederne una copia all’indirizzo chiarilloelena@gmail.com.
(3) Si veda il pensiero del biologo Jacob von Uexküll rispetto alla sua teoria dell’ambiente (o meglio degli ambienti).
(4) Linee guida pedagogiche al sistema integrato 0-6. Presentate il 31 Marzo 2021. MIUR. p. 13.
(5) Schön D. A., Il professionista riflessivo. Per una nuova epistemologia della pratica professionale. Dedalo 1999.