di Varvara Iliaki
Il progetto di Buena Vista nasce dieci anni fa per ridare vita ad un luogo significativo per la memoria della città di Torino: l’area ex MOI dove in occasione delle Olimpiadi del 2006, viene realizzato il Villaggio Olimpico.
In un periodo di incertezza riguardo al destino del patrimonio post Olimpico, Social Club (associazione di promozione sociale) presenta un progetto di ristrutturazione che dà vita al social housing di Buena Vista. Il processo della progettazione e della realizzazione dell’intervento è stato accompagnato da TRA – Architettura Condivisa.
In vista dell’anniversario dei dieci anni- che verrà celebrato nelle giornate del 23 e 24 settembre- si presenta un’ottima occasione per cercare di delineare i tratti distintivi del termine social housing e, focalizzando l’attenzione su Buena Vista, tentare di scoprire cosa significa vivere sperimentando nuove forme dell’abitare e modelli di gestione condivisa all’interno di spazi che aspirano alla costruzione di reti di solidarietà e di vicinato.
In questo percorso ci accompagneranno l’arch. Giorgia Di Cintio che fa parte di Homers, e Isabella Spezzano della Cooperativa Nanà.
Homers è una società benefit, spin-off del Politecnico di Torino, nata dalla fusione di TRA e la Fondazione Benvenuti in Italia, dopo una prima esperienza insieme nella co-progettazione di Buena Vista. Homers sviluppa cohousing a scala nazionale, per rispondere alla domanda emergente di abitare condiviso, riattivando il patrimonio immobiliare dismesso e innescando processi di rigenerazione urbana.
Nel 2019 si fonda Homes4All, una start up innovativa, che promuove un modello di social housing diffuso,realizzando un ecosistema nel quale,le famiglie bisognose possano trovare case dignitose e accessibili e gli investitori realizzare investimenti etici e remunerativi.
Come spiega Isabella Spezzano, “la Cooperativa sociale Nanà tra altre attività, si occupa di una serie di progetti legati all’ accompagnamento all’abitare di famiglie in emergenza abitativa, anche insieme a Homers e Homes4All ed è attiva nell’ambito dell’abitare sociale con Buena Vista come progetto principale. ”
La cooperativa è subentrata nella gestione sociale dopo Social Club e l’associazione Acmos. “Con la riforma del terzo settore, la forma della Cooperativa è apparsa come quella più adeguata come ente gestore.”
Tra le attività di Homers, ci spiega Giorgia Di Cintio, rientra un lavoro di definizione “del significato, anche dal punto di vista normativo e contenutistico, di cohousing e social housing. Con il termine cohousing ci si riferisce ad una forma di abitare specifica, in cui sussistono una serie di unità private, indipendenti, con in più spazi collettivi interni o esterni, aperti al territorio o dedicati alla comunità interna. Si tratta quindi di un modello socio-spaziale, mentre il social housing è un modello economico, che si rivolge a categorie sociali che non hanno una capienza economica tale da permettere l’accesso al libero mercato, ma allo stesso tempo neanche un reddito così basso da poter accedere all’edilizia pubblica. Il social housing quindi cerca di rispondere in maniera principale ad una domanda economica, ovviamente in modo inclusivo. Quando questo avviene creando unità indipendenti con in più spazi comuni, si declina nella forma di cohousing.
Pertanto quando il cohousing, che già risponde a richieste di socialità attraverso i suoi spazi, si rivolge ad un determinato tipo di target, assicurando quindi canoni calmierati o prezzi di acquisto inferiori al libero mercato, avviene la sovrapposizione dei due modelli.”
Buena vista è un esempio ove i due modelli coesistono. Si tratta di un social housing in quanto l’idea nasce per dare risposta ai bisogni abitativi dei lavoratori del terzo settore, che per condizioni di precarietà o reddito basso non riescono ad accedere al mercato privato, ma allo stesso tempo è una forma di cohousing in quanto comprende unità abitative indipendenti insieme a spazi di condivisione.
La struttura dell’immobile oggetto dell’intervento ha permesso una flessibilità notevole nella ripartizione degli alloggi e la dotazione di ampi spazi comuni trasformabili in luoghi di relazione sociale gli hanno conferito un grandissimo potenziale per la sua trasformazione in social housing, dove appunto, gli spazi comuni costituiscono un elemento centrale e diventano l’ambiente ideale per l’interazione tra gli abitanti.
Il valore simbolico dell’edificio, in quanto testimone di importanti trasformazioni del tessuto urbano, è stato potenziato da un’emblematica opera d’arte muraria affidata all’artista Vesod Brero, cercando anche di creare un nuovo dialogo con il quartiere.
Buena Vista ospita un mix di funzioni e sperimenta diverse soluzioni abitative sempre con l’obiettivo di creare reti di solidarietà e di rafforzare lo spirito di comunità e le pratiche di buon vicinato. Prevede 40 unità abitative e molteplici spazi comuni, dislocati in tutto l’edificio, che comprendono ampie terrazze condivise.
L’elemento fondamentale che distingue questo modello dell’abitare è la presenza di un gestore sociale, che si occupa da una parte della manutenzione dell’immobile e dall’altra del supporto e del dialogo con gli abitanti con una presenza costante degli operatoria disposizione degli inquilini. Isabella Spezzano,che abbiamo incontrato mentre preparava un evento di buon vicinato per il mese europeo dell’abitare collaborativo, si occupa di questo aspetto per Buena Vista.
Come già accennato “il progetto nasce per fornire soluzioni abitative ai lavoratori del terzo settore, mentre una parte degli appartamenti sono dati a cooperative che hanno aperto comunità alloggio per diverse categorie di persone in difficoltà. E’ prevista inoltre un’attività commerciale, che si chiama “casa per ferie”, in cui si accolgono studenti universitari, e la quale coesiste con la mission che è sicuramente sociale”
“Un tema su cui ci si interroga sempre è lo spirito di comunità e le relazioni create tra gli inquilini. Trattandosi di un tema legato alla spontaneità, la risposta non è facile. Serve però creare dei percorsi e delle occasioni per favorire la nascita di questi rapporti. La sfida fondamentale è inventare sempre nuovi modi per rilanciare questo aspetto.”
Sempre con l’obiettivo di fornire supporto agli inquilini, è stato sviluppato il progetto BUENA VISTA: ABITARE BENE CONTA!, per cercare di dare risposta alle esigenze manifestate durante la pandemia, che ha accentuato situazioni di fragilità. Il progetto prevedeva sportelli per facilitare la diffusione delle informazioni, percorsi di educazione finanziaria e attività con lo scopo di offrire momenti di convivialità e di interazione in sicurezza. Visto il seguito riscontrato dall’iniziativa, molte attività continuano tuttora.
Quali sono le aspirazioni per il futuro?
“Vista la fine della concessione nel 2025, sicuramente l’aspirazione principale è di poter rimanere in questi spazi, dove vive indubbiamente un pezzo del cuore della cooperativa, per poter far crescere questa esperienza e promuovere queste forme di abitare che anche se poco conosciute, esistono in Italia e sono una buona pratica dello stare insieme in modo sostenibile.”In conclusione, tanto nella visione di Homers che della cooperativa Nanà è centrale il fatto che in una società in continuo cambiamento, queste forme dell’abitare possono dare risposta anche al problema della solitudine caratterizzante molte grandi città, dando la possibilità di vivere in comunità, mantenendo allo stesso tempo la propria privacy.
Fonti (materiale fornito da Homers):