Badia Lost & Found. Quando i bagagli smarriti della cultura ritornano attraverso la co-partecipazione dell’Arte Pubblica.

di Giorgio Franco – presidente della cooperativa Badia Lost & Found, Lentini (Sicilia)

Badia Lost & Found. Quando i bagagli smarriti della cultura ritornano attraverso la co-partecipazione dell’Arte Pubblica.

La cooperativa Badia Lost & Found con sede a Lentini (SR) nasce come gruppo informale nel 2015, fino a costituirsi in cooperativa nel 2020, con l’obiettivo di proporre una nuova offerta culturale con le arti contemporanee, fornendo servizi aggiuntivi museali, ma anche di consulenza e di produzione d’arte pubblica e di gestione del Patrimonio Culturale, per facilitare e snellire il processo di riattivazione e di valorizzazione dei beni culturali di proprietà delle istituzioni pubbliche, con particolare attenzione alle comunità locali.

Badia Lost & Found è la storia di un quartiere, di una comunità e dei luoghi simbolo di intere generazioni ed ha come area di sperimentazione la “Badia” di Lentini (SR), zona urbana che dopo aver subito un significativo processo di  spopolamento, con la dismissione dell’ospedale civico, è stata poi ripensata come area a destinazione culturale, e oggi in via di valorizzazione, a cui è stata applicata la filosofia aziendale del “lost and found”, dove vengono “restituiti” i bagagli smarriti della cultura. Il progetto, avviato nel 2016,  ha trasformato le strade della città di Lentini in laboratorio civico e galleria d’arte “a cielo aperto” con il contributo di molti artisti provenienti da tutta Italia e da altri Paesi, ottenendo un’esponenziale crescita in termini di adesione e di fiducia con e per i cittadini residenti, ma anche temporanei. 

Il tema della rigenerazione delle aree non urbane o secondarie ai grandi centri di attrazione turistico-culturale si impone nel dibattito italiano a partire dalla constatazione del loro processo di spopolamento. Questo è andato di pari passo con l’aumento dei flussi migratori, soprattutto di giovani, dalle regioni del sud Italia alle città del nord e del resto d’Europa. Tra le strategie messe in atto per contrastare il fenomeno e avviare processi virtuosi di rigenerazione gli interventi a base culturale sembrano poter avere un ruolo rilevante. L’idea che la cultura sia una leva fondamentale per avviare processi di rigenerazione urbana è ormai consolidata da diversi anni e ha trovato sia diverse applicazioni pratiche che numerosi approfondimenti teorici.
Non esiste una pratica senza teoria, infatti l’intento è stato quello di generare a Lentini, in questi anni, il “primo parco urbano d’arte della provincia”:  un parco-sistema diffuso in cui semiotiche, memorie e storie del contesto ritornano con forme, figure e tavolozze inedite, nuove, capaci di innescare percorsi di rigenerazione umana e urbana, rinnovare il senso dei luoghi, dare una seconda vita esulando dall’abbandono, sperimentando con le persone in un campo d’indagine profondo, per segnare nuovi itinerari di viaggio e creare nuovi spazi d’incontro e di condivisione. 

Rinnovare, riabilitare, riattivare. L’idea di sviluppare un progetto d’innovazione, con la digitalizzazione del patrimonio presente e di quello artistico co-creato, d’inclusione sociale e di rigenerazione attraverso le Arti Pubbliche appunto è stato come trasformare il quartiere da “cattedrale (riattivata) nel deserto” a parco diffuso d’arte, con un polo culturale d’eccezione (Palazzo Beneventano), bene lasciato incompiuto, anch’esso riattivato e sottratto dall’abbandono dalla coop. Badia, divenuto oggi un incredibile “quartier generale”, di riferimento per la comunità locale e non, orgoglio dei sei anni di operato, che ha permesso un’estesa inclusione e sperimentazione.

In questo sistema diffuso, grazie anche lo svolgimento di residenze d’artista, le opere d’arte pubblica non hanno esclusivamente aggiunto “colore” al percorso cittadino, ma hanno reso unici i ricordi di famiglie, bambini e scolaresche che hanno raggiunto in numerose occasioni i “cantieri d’arte” in cui ruderi e casolari, dalle facciate fatiscenti, sono diventati libri aperti in cui le pagine narrano e ripropongono personaggi, uomini illustri e temi predominanti di storie immateriali (soggette a facile rischio estinzione). Queste opere comunicano, danno nuove ed ulteriori opportunità ai luoghi urbani, a chi li abita, a chi sopravvive e a chi trova un motivo in più per frequentarli. La comunità di Lentini, attraverso i laboratori di strada e le diverse attività condivise con e per i cittadini, ha ri-ereditato i “bagagli smarriti”, costruendo, insieme alla nostra cooperativa, appunto, Badia Lost & Found, un’area di narrazione, piena di opportunità per un “diverso” presente. 

Tra le iniziative di Educazione al Patrimonio realizzate dalla cooperativa Badianegli anni della stagione pandemica, rientra la digitalizzazione dei contenuti culturali del parco urbano d’arte e del Palazzo Beneventano, con l’ausilio della piattaforma gratuita izi.travel, su cui sono stati create ed inserite nuove audioguide in più lingue. Importante e non secondo alla precedente voce riportata, sono stati gli accordi siglati con università, fondazioni e istituzioni, come nel caso dell’Istituto Centrale del Patrimonio Immateriale del MiC, attraverso cui, con quest’ultimo, si sta collaborando per la catalogazione, la valorizzazione e la pubblicazione di tutti i beni del Patrimonio Immateriale presente nel territorio ove si sta operando con maggiore intensità.  La conduzione delle attività di ricreazione artistico-culturale da remoto è stata potenziata dall’ideazione e dalla proposta di festeggiare con e per la comunità, creando un brand territoriale, i duemilasettecentocinquanta anni dalla fondazione greca di Leontinoi, odierne città di Lentini e di Carlentini: da un lato, le restrizioni nei luoghi di frequentazione, dall’altro l’esigenza di fornire momenti alternativi di relazione, formazione e di valorizzazione del tessuto sociale. È infatti dai momenti e dalle difficoltà di questi ultimi anni affrontati che è emerso un significativo carnet di operazioni, tra queste: l’emissione filatelica del primo francobollo di promozione del territorio di riferimento a divulgazione nazionale, con la collaborazione del MiSE, del Poligrafico e della Zecca dello Stato e di Poste Italiane; la posa d’ora di una monumentale scultura all’ingresso della città; la creazione di video racconti per le scuole del territorio; la partecipazione reale e digitale a fiere per la promozione turistica e culturale del territorio e della rete, sono solo alcune delle azioni di comunità co-costruite e spinte dal basso, attraverso cui la cooperativa si è fatta portatrice sana di volontà e di relazione, per fare la comunità educante.  

La natura esplorativa del presente contributo, esplicativo sui nostri sei anni di operato, ha consentito di sviluppare alcune riflessioni che ci hanno permesso di prefigurare nuove strade per ulteriori attività riguardo al ruolo strategico che la cultura può giocare per la rigenerazione delle aree urbane dell’entroterra o di prossimità, adiacenti ai grandi centri. I diversi racconti, a titolo esemplificativo, delle tante attività svolte e prodotte dai nostri giovani professionisti cooperatori hanno consentito di fornire ai lettori uno spaccato con particolare dossier sul “caso – fenomeno”  che vede gruppi di giovani tornare o restare nei luoghi di origine per contribuire con le proprie professionalità ad arricchire l’offerta culturale locale così da generare un impatto positivo in termini di sviluppo socio-economico del territorio in cui essi operano.

Oggi “il caso Lentini”, attraverso l’operato della cooperativa Badia Lost & Found, non solo conferma l’importanza del ruolo della cultura nello sviluppo di queste aree, i cui effetti positivi includono un miglioramento dell’attrattività dei luoghi, ma anche propone lo sviluppo di nuovi ambiti di lavoro per molti giovani interessati a lavorare nel settore dell’arte, della cultura e dello spettacolo. In questa prospettiva, investire sulla cultura potrebbe costituire una strategia efficace non solo per promuovere uno sviluppo endogeno ma anche per contrastare il fenomeno dello spopolamento e disincentivare i giovani ad intraprendere percorsi migratori.