di Francesco Romito
Sono passati poco più di vent’anni dalla Convenzione Europea del Paesaggio (Strasburgo 13 marzo 2000) e, contestualmente, dal tentativo di redigere una Carta del Paesaggio Pugliese. Nel corso di questi anni, sono state molte le strategie paesaggistiche che si sono susseguite per fornire la giusta prospettiva e gli strumenti idonei alla valorizzazione e alla tutela del paesaggio Pugliese. Il bando Architettura Rurale è l’ultimo tassello di un lungo percorso che ha visto enti locali, enti del terzo settore e – soprattutto per questa occasione – soggetti privati impegnati nell’immaginare nuove forme di riattivazione e ri-funzionalizzazione del contesto rurale regionale.
L’intervento ha riscontrato, nel corso del 2022, una grande partecipazione volta al recupero di edifici storici come stalle, mulini, casali, masserie, trulli, frantoi, muretti a secco, fontane, pozzi collocati nell’agro pugliese e a rischio abbandono. Un finanziamento complessivo di oltre 50 milioni di euro con l’obiettivo di sostenere più di 350 progetti, all’interno di una strategia che ha visto al proprio interno la definizione di una nuova tipologia di sinergia tra pubblico e privato in grado di intercettare gli obiettivi regionali ed europei in materia di paesaggio e, al contempo, le necessità di ampie parti di territorio che hanno visto nel corso del tempo un graduale processo di depauperamento strutturale delle aree rurali.
La ri-funzionalizzazione delle aree e degli immobili interessati dal bando, con particolare attenzione alle strutture collocate in aree con vincolo archeologico e paesaggistico, non si è limitata alla messa in sicurezza e alla realizzazione di interventi strutturali, si è spinta, altresì, su un ripensamento generale dei luoghi. Infatti, grazie a questa tipologia di misura regionale, ogni soggetto proponente si è impegnato nel delineare micro-strategie di coinvolgimento territoriale in grado di dare valore alle reti di cittadinanza diffuse sul territorio, ai poli museali, alle associazioni e agli enti terzo settore, all’interno di una programmazione capace di dare piena cittadinanza, in ogni singolo progetto, a un’offerta socio-culturale innestata nei diversi contesti rurali della Regione.
Si tratta di una prospettiva progettuale che mira a dare un nuovo significato agli usi e alle pratiche collocate nel contesto rurale, nel pieno rispetto delle specificità storiche, architettoniche e paesaggistiche dei luoghi, all’interno di un dialogo costante con la comunità. Non una semplice contemplazione inattiva, dunque, dell’agro o delle campagne, ma un confronto continuativo con i processi culturali e con il mondo produttivo, un dialogo in grado di generare nuove pratiche volte al miglioramento della partecipazione e della vita delle comunità locali come emerge anche all’interno di un libro del 2015, “Il diritto alla Campagna” a cura di Ilaria Agostini:
“Questa tensione progettuale – ben più di una laudatio ruris – è tutta contenuta nel messaggio de “La città del mondo” di Vittori, traslato ora dalla città al mondo agricolo: più sono belle le campagne più sono belle le vite che vi si conducono, più felici le genti che vi trovano rifugio. […]La prospettiva operativa è il ritorno alla terra, esercitato come diritto di cittadinanza: un “diritto alla campagna” che si esprime nell’appropriazione e riappropriazione degli spazi rurali, nella costruzione di spazi sociali improntate sull’interpoderalità, e nella proclamazione della propria alterità. Poiché è proprio la presa di coscienza del diritto alla “ruralità” che consente la rinascita della campagna, esattamente come il riconoscimento del complementare – il droit à la ville – era il presupposto per rifondare le città in senso sociale. Rinascita della campagna e rifondazione della città. “Poiché la terra ce l’ha data la divina natura – scriveva Varrone del de re ruristica – le città sono state costruite dall’arte degli uomini, e tutte le arti, a quanto si dice, sono stante inventate in Grecia nel giro di un millennio, mentre non c’è stata età al mondo in cui la campagna non potesse essere coltivata”. Ossia, la campagna, dona nella natura e inscritta nei suoi cicli di vita, preesiste all’arte di fondare le città.”
Le azioni progettuali avranno un ruolo chiave, quindi, tanto nel ridefinire i confini tra la città e la campagna quanto – e soprattutto – nel ricucire i legami, e dunque i linguaggi, tra i due contesti. Allo stesso tempo, questo processo di attuazione delle proposte non sarà lineare e potrebbe intercettare diversi ostacoli: risulta molto marginale, infatti, la presenza di un’azione continuativa di monitoraggio sull’attuazione esecutiva delle strategie di fruizione degli spazi proposti. Per far fronte a questo fattore di vulnerabilità del bando, sarà fondamentale un coinvolgimento diretto delle comunità locali a partire dalle fasi di progettazione esecutiva delle proposte, in modo da non disperdere le energie che questa occasione di rilancio sta attivando.