di Elisabetta Carboni
“Nonturismo è una collana di guide innovative che unisce abitanti e artisti per raccontare i luoghi marginali d’Italia. Si rivolge alle comunità che vogliono appropriarsi di strumenti efficaci per raccontarsi in un nuovo modo, aumentando consapevolezza e autodeterminazione, e attivando un laboratorio permanente dove gli abitanti del luogo collaborano con artisti ed esperti per valorizzare i propri elementi di unicità. Nonturismo è una collana di guide edita da Ediciclo e co-ideata da Riverrun hub. Ad ogni guida è abbinato un canale podcast dedicato nell’app Loquis e una digital library, cioè un archivio online dove viene raccolto tutto il materiale documentale di quel luogo emerso durante il processo.” Nonturismo si definisce in questa maniera, ma grazie ad una conversazione con Lorenzo Mori di Riverrun hub scopriamo la storia di questo percorso, attraverso le parole di uno dei suoi ideatori.
L’attivazione del percorso di Nonturismo.
“Nonturismo si avvia con una chiamata. Il luogo marginale d’Italia si candida e con un incontro in loco si valuta insieme ai rappresentanti del tessuto sociale locale se sussistono i presupposti per avviare un percorso di nonturismo.”
Il ruolo dei luoghi marginali.
“Sono i luoghi in cui il processo socio-economico endogeno si è interrotto ma sono anche quei luoghi dove gli abitanti sono ancora in possesso di quelli che noi definiamo i gioielli di famiglia. Fuor di metafora, si tratta di capire se esista ancora un tessuto sociale, anche se danneggiato, su cui intervenire. Non in tutti i luoghi, infatti, si può avviare questo percorso, i luoghi e le comunità che hanno già un nuovo racconto e un nuovo tessuto sociale o che hanno già fatto una scelta, ad esempio cedendo alle istanze gentrificanti, non possono affrontare un percorso di questo tipo. Perché? Perché quando i gioielli di famiglia sono stati venduti tutti, non sono più disponibili e nonturismo ne ha bisogno per funzionare.”
Nonturismo come processo.
“Una volta scelto il luogo, si avvia il processo. Nonturismo si definisce come una collana di guide, ma in realtà è molto di più. Racchiude al suo interno tre anni di collaborazione, sviluppo, scambio e lavoro tra il gruppo di innovatori individuati da Riverrun Hub per quel luogo e la comunità locale. Dopo diverse esperienze di nonturismo, abbiamo capito che il vero punto di forza del progetto, non è il prodotto, ma è il processo. La guida non vuole infatti calare dall’alto un immaginario seducente, ma vuole mettersi a servizio dell’autoconsapevolezza delle comunità locali, in modo che possano usare l’autonarrazione per rompere l’isolamento e la marginalità. Gli esperti e artisti sviscerano con gli abitanti gli elementi specifici di quel luogo, le tradizioni, gli usi e costumi ma anche le emergenze, cioè le problematiche da cui è scaturita la marginalitá e cercano insieme risposte comuni e buone pratiche utili alla riattivazione.”
Il rischio di nonturismo di portare ad un fenomeno di gentrificazione. Il rischio c’è, ma se il processo si è radicato e le istanze non sono mai state imposte, gli abitanti coesi e consapevoli sapranno rispondere al meglio alle pressioni esterne e scegliere ciò che è davvero utile per il proprio futuro. In questo senso l’autonarrazione è al centro del processo. Molto spesso i luoghi marginali sono raccontati da altri, vittime di scelte subite e imposte. L’autoracconto invece permette loro di ricavarsi un posto nel mondo. Se mi racconto, esisto e se esisto, posso decidere del mio futuro.
Il ruolo degli artisti/esperti nel processo.
“Gli artisti/esperti offrono gli strumenti che le comunità non posseggono e lavorano con loro per focalizzare gli elementi da mettere a valore nella creazione di questa nuova possibile narrazione. Con questa premessa è naturale pensare che la produzione degli artisti possa essere messa a valore per creare un immaginario gentrificante, ma in questo caso non è così. Gli artisti di nonturismo, per entrare nel processo, devono rinunciare alla loro autorialità, devono rinunciare al genio creatore e tornare ad essere a serivzio diretto delle comunità nelle vesti di rigeneratori. La comunità che prende parte a questo processo creativo risulta essere autoconsapevole e capace di riconoscere anche ciò che le appartiene, ciò che non la snatura.”
La guida e i podcast
“La guida è il prodotto di questo percorso. Quando si legge, si è immersi completamente nel luogo e si percepisce il modo in cui la comunità ha riscoperto se stessa e il legame sociale specifico, il modo in cui la comunità ha articolato il suo rapporto con quel luogo. Si sentono le voci delle persone, si sentono gli odori di quel luogo, si sentono i rumori e aumenta la curiosità di vivere l’autenticità di quel luogo. Tutto ciò avviene leggendo la guida ma anche ascoltando i podcast disponibili nell’app Loquis e sfogliando le foto e i video storici resi disponibili nella Digital Library. La guida orienta il viaggiatore curioso che diventa ospite, dove per ospitalità però si intende un rapporto di reciproco scambio tra chi dà e chi riceve, dove i ruoli sono intercambiabili e al centro di tutto c’è l’unicità dell’incontro È nell’incontro/riconoscimento, infatti, che chi dà e chi riceve si mischia fino a confondersi. In questo senso le guide cartacee servono per spingere i viaggiatori a incamminarsi lungo la strada che conduce al luogo e ai suoi abitanti.”
Il caso del quartiere di Giorgino a Cagliari.
“In questo senso è auspicabile che il processo non finisca con la pubblicazione della guida. Ad esempio il quartiere di Giorgino a Cagliari, protagonista del terzo volume della collana, è l’esempio giusto. Giorgino è uno dei tre rioni marittimi della città di Cagliari, situato a ovest e circondato dalla laguna di Santa Gilla. Dopo il percorso di nonturismo, concluso con la guida, la comunità ha messo in pratica il proprio racconto e ha deciso di recriminare il suo posto nel mondo, di non subire più le scelte fatte da altri. In che modo? Avviando dei processi di rigenerazione urbana con l’affiancamento di Riverrun hub e il supporto di Fondazione di Sardegna e Regione Autonoma della Sardegna. Gli Urbanlab Giorgino sono infatti dei veri e propri laboratori dove si individuano bisogni specifici e si lavora, con team di esperti, a risposte immediate per risolvere quelle problematiche che concorrono a produrre la marginalità.”
Il futuro di nonturismo.
“La tendenza è quella di andare sempre più ai margini. In cerca di antagonismi forti, luoghi dove consapevolezza e conflitto possano produrre sperimentazioni sociali ed economiche davvero nuove, di cui c’è tantissimo bisogno. I luoghi marginali offrono infatti alternative di futuro possibile per il nostro mondo ormai pesantemente danneggiato. In questo senso nonturismo si può leggere come un grande cantiere di democrazia partecipativa dove inventare e valorizzare pratiche e strategie condivise efficaci per fare in modo che l’incontro con l’altro aiuti a costruire alternative possibili mettendo a valore questa marginalità.”