1+1=3 Il caso studio del progetto “Daje un po’ – periphery organizing” per l’innovazione nel campo della rigenerazione urbana su base educativa

di Livia Chianese e Alice Sini

1+1=3 Il caso studio del progetto “Daje un po’ – periphery organizing” per l’innovazione nel campo della rigenerazione urbana su base educativa

Daje un po’ – periphery organizing” è il progetto vincitore del bando “Un passo avanti” di Fondazione Con Il Sud e promosso dall’impresa sociale Con i Bambini. Il progetto è stato presentato da Crisi Come Opportunità (CCO), associazione romana che lavora in tutta Italia su progetti innovativi del terzo settore, con focus che spaziano dalla legalità alle questioni di genere. 

Il progetto prevede la creazione di una comunità educante al fine di sostenere e coinvolgere i ragazzi e gli abitanti di alcune realtà periferiche di Roma. L’obiettivo è quello di promuovere la cittadinanza attiva, la partecipazione alla vita pubblica del proprio quartiere e contribuire allo sviluppo socio-economico dell’area di riferimento. Nello specifico il progetto si concentra nei quartieri romani di Tor Bella Monaca, Corviale ed Ardea, quartieri con un alto tasso di dispersione scolastica e di forte povertà educativa.

Per rendere i giovani protagonisti del contrasto alla povertà educativa, e quindi insegnargli a chiedere quello di cui hanno bisogno, c’è bisogno di una comunità educante che sappia accogliere, comprendere e sostenere le loro istanze. 

Il progetto nasce da una riflessione nata dal lavoro nelle scuole delle periferie di molte regioni italiane dove CCO ha portato i laboratori di educazione alla legalità, in cui ragazzi esprimevano la volontà di andarsene dalle periferie perché niente sarebbe mai cambiato ed era inutile attivarsi. È stato quindi ritenuto fondamentale che i giovani imparino a far sentire la propria voce ed a partecipare alla vita del proprio territorio.. 

Tuttavia, molti giovani non partecipano in modo costruttivo perché non sanno come fare o non ne capiscono il senso, per questo è stato pensato un progetto che li stimolasse ad essere protagonisti del cambiamento.Nello specifico l’innovatività del progetto è stata quella del coinvolgimento di un network ampio e diversificato di partner. Interazioni urbane (IU) è fra i partner di progetto, in particolare si occupa delle attività e della sensibilizzazione sulla rigenerazione urbana, lo sviluppo delle città, la sostenibilità ambientale, l’economia circolare e l’autocostruzione.

Laboratorio Ardea
Fotografia di Alice Sini

Il principio alla base è quello per cui per educare i giovani alla partecipazione alla vita pubblica vi è il bisogno di adottare strategie innovative e coinvolgenti per renderli cittadini consapevoli e attori dello sviluppo sostenibile del territorio. 

Nella pratica, l’attività di Interazioni Urbane è stata divisa in due fasi. La prima ha previsto la sensibilizzazione sulla rigenerazione urbana e beni comuni; un laboratorio di fotografia come metodo per scoprire, indagare e ricostruire gli spazi e riciclo e up-cycling. Una seconda fase è stata invece dedicata ad uno studio funzionale degli spazi, all’urbanismo tattico e al planning for real per lo studio della scuola. 

La seconda fase, inoltre, prevede, all’esito dei tre incontri, l’allestimento di un cantiere all’interno della scuola per un intervento di rigenerazione urbana attraverso la metodologia dell’urbanismo tattico.

L’obiettivo principale è quello di creare un legame tra i ragazzi e il territorio, che generi riappropriazione degli spazi, garantendone così affezione e cura nel futuro, restituendo un senso di fiducia nei confronti del territorio.

In particolare, nella fase due la portata innovativa è stata data, innanzitutto, dall’aver colto l’importanza della rigenerazione urbana come strumento di lotta alla povertà educativa.  

Posto che il sistema educativo classico appare desueto e non in grado di riconoscere e affrontare i problemi della società attuale, ritenere che l’educazione scolastica debba includere queste tematiche e quindi partire anche dall’approccio rigenerativo, vuol dire risignificare l’importanza del rapporto tra bambini e città. Riconoscere la possibilità e l’importanza di utilizzare lo spazio urbano come risorsa per la scuola e quindi per l’educazione. Riconoscere, cioè, che, da un lato, le trasformazioni della città non corrispondono più alle alle esigenze della società, e, dall’altro, che il suo  ripensamento può partire proprio dal rapporto che i bambini hanno, con la città. Riconoscere, ancora, che dall’uso che questi ultimi fanno degli spazi urbani possa derivare un’idea, concreta, di ripensamento della città; riconoscere, in ultimo, un’inversione di prospettiva nella progettazione urbana.

Laboratorio Ardea
Fotografia di Livia Chianese

Per diffondere la consapevolezza di essere parte attiva nella vita pubblica della nostra città, Interazioni Urbane ha sperimentato nei laboratori in classe sulla rigenerazione urbana e sui beni comuni metodi alternativi di educazione e di apprendimento.

L’approccio spaziale è il primo tema da considerare, per cui si è cercato di stravolgere la disposizione classica dell’arredo scolastico, in modo da creare un ambiente informale e più dinamico. La reazione dei ragazzi in generale è stata quella di spaesamento seguito da entusiasmo. Il cambiamento materiale è un elemento innovativo anche nella giornata canonica delle lezioni, consentendo  agli alunni di sperimentare la creatività già a partire dalla dimensione corporea, sedersi dove vogliono, e tendenzialmente in cerchio, affinché si creino le condizioni di un ambiente comunitario ed inclusivo.

Il secondo elemento innovativo è stata la presenza numerosa di “rigeneratrici” di IU: gli alunni non sono abituati a ricevere stimoli da più parti durante la lezione. La presenza multipla di più “educatrici” ha permesso di superare la logica della lezione frontale e di poter curare e concentrarsi su aspetti differenti ma complementari dell’educazione.

Prendendo ispirazione dalla ricerca di Marianella Sclavi e da un suo intervento pubblico1 , estrapoliamo due elementi: “l’approccio all’altro” tramite l’osservazione, l’ascolto attivo e la gestione creativa dei conflitti ; in secondo luogo, il considerare “le emozioni come pezzo fondamentale della conoscenza”, come strumenti conoscitivi fondamentali che“non ti informano su cosa vedi ma su come guardi2 .

Un ulteriore elemento è stato l’utilizzo di strumenti interattivi per sensibilizzare ai temi legati alla rigenerazione urbana come l’uso del gioco, fondamentale per creare un clima inclusivo, di confronto e di socialità, ovvero l’edutainment. Il divertimento educativo è una forma di intrattenimento che nasce con lo scopo di educare e allo stesso tempo di stimolare la fantasia e la creatività. 

Laboratorio Corviale
Fotografia di Alice Sini

Esercitare la creatività è alla base dei nostri laboratori, partendo dalla convinzione che tutti gli esseri umani sono creativi e possono esprimersi con le proprie idee originali, specie i bambini che hanno un accesso prioritario alla fantasia. Per questo motivo nei nostri laboratori usiamo il corpo come strumento principale per accedere al rapporto con gli altri, più che con la parola, ma muovendoci tra i banchi, sedendosi sopra, parlando a gesti o sguardi, interagendo con gli studenti in modo informale e non accademico. Ciò crea un canale prioritario di comunicazione:il linguaggio universale degli esseri umani, essendo loro più vicini per questioni anagrafiche al periodo della vita in cui non c’è la parola, e avendo più dimestichezza degli adulti nel comunicare tramite il linguaggio non verbale. Questa è rigenerazione urbana nel microcosmo della classe; così noi passiamo da modello partecipativo in cui l’alunno è passivo e viene spronato a partecipare, al modello capacitante in cui consideriamo le originalità di ogni singola persona e la sosteniamo nel tirare fuori il proprio modo e linguaggio.

La scuola è il primo cantiere della vita e della vita della città, in cui si preparano i cittadini del domani che esercitano diritti e doveri, la rigenerazione urbana deve partire da qui,cambiando la prospettiva di un mondo individualistico e basato sulla rivalità, verso un mondo aperto all’inclusività dove nessuno è migliore di altri ma si è diversi e tanto più migliori quanto più assomigliamo a noi stessi, a partire dal modello scolastico.

Note

(1) Presentazione del libro “Roma oltre la deriva, per una rigenerazione umana della città” di Enrico Cerioni, con Elisabetta Salvatorelli, Francesco Careri e Marianella Sclavi presso Millepiani coworking.

(2) La quarta regola delle 7 regole dell’ascolto attivo, da https://ascoltoattivo.net/le-7-regole/