di Elisabetta Carboni, Lucia Circo, Marina Malossi
Diario di bordo. Da ramo secco a catalizzatore di nuove relazioni: il caso della linea ferrata della Val Venosta
Per la terza ed ultima trasferta della 7° edizione del Master U-Rise non ci siamo recati in un grande centro urbano denso e popoloso, ma in una location d’eccezione immersa nella natura, a circa 1000 mt di altitudine: la Val Venosta. In particolare, abbiamo scoperto le sinergie e i meccanismi della valle grazie all’uso della bicicletta e del treno ospitati dal Basis di Silandro: un Hub di attivazione e sviluppo sociale nei settori dell’economia, della cultura, dell’ istruzione e degli affari sociali nato nell’ex caserma Druso di Silandro.
Il modulo, guidato dal Prof. Stefano Munarin, ha attraversato ed esplorato progetti di rigenerazione urbana che hanno migliorato la qualità dello spazio pubblico e collettivo, aumentando la permeabilità e favorendo la mobilità attiva e sostenibile. Tra questi, centrale è stato lo studio del progetto del treno della Val Venosta, usato come strumento per l’avvio di nuovi cicli di vita: da infrastruttura a welfare materiale e motore di rigenerazione dello spazio pubblico.
Il caso studio del treno della Val Venosta è infatti una dimostrazione dell’intelligenza delle istituzioni, in questo caso della Provincia autonoma di Bolzano, dove il dialogo tra saperi e poteri ha avviato un progetto illuminato. La ferrovia da linea abbandonata diventa il cuore pulsante della valle, trasformando le vecchie stazioni in catalizzatori e generatori di nuove funzioni, spazi pubblici e facendo del treno un’immagine rappresentativa del territorio che attraversa.
Per esplorare questo processo, grazie al professor Munarin e allo studioso e regista Vittorio Curzel, in un primo momento abbiamo ripercorso la storia di questo territorio in rapporto alla ferrovia, per comprendere in profondità i caratteri di una terra di confine, di conflitti, con una forte identità come la Val Venosta. In un secondo momento, con l’esperienza sul campo abbiamo osservato da vicino la Valle, i suoi spazi e i suoi processi.
La storia
La ferrovia è stata inaugurata nel 1906, quando la Val Venosta era parte del territorio austriaco. Successivamente, con il passaggio dell’Alto Adige all’Italia, nel 1918 è passata sotto la gestione delle Ferrovie Italiane. Dopo vari anni di scarso afflusso, nel 1991 la linea ferroviaria venne completamente tagliata, in quanto considerata dallo Stato Italiano “ramo secco”, cioè una linea a scarso traffico che non rendeva abbastanza e quindi inutile da sostenere. Alla fine degli anni ‘90 se ne prende carico la provincia autonoma di Bolzano decidendo di re-investire sulla ferrovia. In questa circostanza, la STA (Strutture Trasporto Alto Adige) fu incaricata di progettare la riattivazione e l’ammodernamento delle infrastrutture studiandone ogni elemento nei dettagli: dalle traversine dei binari fino alla dimensione delle finestre. Il progetto delle stazioni viene invece ideato secondo una linea comune di semplicità, riconoscibilità e accessibilità. Nel 2005 quindi, è stata finalmente riaperta la tratta Merano – Malles, totalmente rinnovata, che è stata il motore per processi di rigenerazione in tutta la valle.
Conoscere il territorio “da dentro” e in bicicletta
Grazie all’esperienza sul campo abbiamo avuto modo di osservare questo territorio di confine ricco di contaminazioni culturali, paesaggi che cambiano e con essi la visione che si ha del territorio. In un contesto in cui il diritto alla mobilità è stato tale da rigenerare la linea ferrata, essa si presenta oggi come elemento cardine di conoscenza del territorio, vero e proprio filo conduttore che connette i diversi borghi della valle. Oltre alla linea ferrata, i borghi sono inoltre connessi anche da una pista ciclabile che da Merano percorre tutta la valle, mantenendo integre le loro pecularità grazie ad una attenta ed efficace pianificazione urbanistica.
Il percorso di conoscenza della valle è avvenuto per questo in bicicletta: un’esperienza fisica e sensoriale che ci ha lasciato travolgere anche dalla bellezza di quel che ci circondava. Spostandoci da un borgo all’altro ci siamo imbattuti in molteplici sorprese paesaggistiche, accompagnati da un lato talvolta dalle montagne, dall’altro da ruscelli in piena; e poi ancora da un lato le montagne, dall’altro i meleti e da distese di campi verdi in irrigazione. Queste sorprese nascondono però sempre le tracce dell’interazione tra elementi naturali e antropici, a diverse scale. . Basti pensare al fatto che nel nostro tragitto abbiamo avuto il piacere di incontrare anche dei distributori self-service di succhi freschi e frutta, testimonianza della perenne presenza dell’uomo. Durante l’esplorazione della valle in bicicletta, addentrandoci in alcuni borghi abbiamo avuto modo di osservare come la rigenerazione della ferrovia abbia riattivato a sua volta le stazioni, che sono diventate per questo porte d’accesso sia per i centri abitati che per il viaggio sul treno con vista montagna: : spazi trasformati a volte in un bar, a volte in centri culturali, luoghi d’attesa e dell’essere in-comune, insieme.
Basis, Silandro
Tra i percorsi di riattivazione di spazi ed usi generati dal processo di riscoperta e di rigenerazione della linea ferrata della Val Venosta, c’è anche il progretto Basis a Silandro che si inserisce in un luogo particolarmente significativo per la città. La caserma Druso è infatti il simbolo dell’imposizione del Regno d’Italia e di un conflitto linguistico/culturale che da un secolo caratterizza questi territori. Si tratta di un luogo che è passato dall’uso militare all’abbandono, con annessa ipotesi di demolizione, fino a divenire hub culturale. Un luogo in cui dunque la rigenerazione urbana è stata anche rigenerazione simbolica.
Basis è, come nelle parole delle persone che lo hanno attivato, “un luogo che ispira le persone ad assumersi la responsabilità per se stessi e per gli altri” ma è anche simbolo dell’intreccio di capitale sociale, economico, culturale, politico e amministrativo, frutto di un processo nato dal basso ma fortemente sostenuto dalle amministrazioni locali, simbolo della relazione tra identità, innovazione e conservazione.
A fronte di tre giornate intense di studio attraverso un viaggio immersi nella valle, vorremmo ringraziare: il professore Stefano Munarin (Università IUAV di Venezia) per aver organizzato il modulo e averci guidato, insieme a Lucio Rubini (Università IUAV di Venezia), nell’esplorazione e nella conoscenza di un luogo che ci ha regalato molto; un ringraziamento speciale va anche a Vittorio Curzel che, grazie alla sua conoscenza profonda del territorio ci ha raccontato con passione e trasporto la storia della valle e molto altro, e a Claudio Calvaresi (Avanzi) per gli interessanti spunti di riflessione sui punti di forza e i rischi che comportano processi di riattivazione di luoghi come questi. Infine, indispensabile per noi è ringraziare anche Basis per averci ospitato e accompagnato durante questo viaggio, per averci accolto nel proprio progetto e trasmesso i valori di cura degli spazi e responsabilità di sé stessi e degli altri, valori che faremo nostri insieme alle tante esperienze e incontri di questi mesi di studio e formazione.