Diario di bordo. Progettare il disordine, seguire le comete, cambiare e farsi cambiare.

Il secondo modulo in trasferta del Master U-Rise “Dal mare – Prospettive eccentriche e sconfinate sulla rigenerazione urbana ed umana” ci porta a Palermo, facendoci immergere in un territorio profondamente complesso e stimolante. Ospitati da una realtà altrettanto interessante -Ecomuseo Mare Memoria Viva- abbiamo indagato e sperimentato strumenti di ricerca e indagine sociale per la lettura e interpretazione del contesto con l'obiettivo di costruire un percorso progettuale all’interno del programma del master. [di Federica Catalani e Marta Lucia Giancane]

di Federica Catalani e Marta Lucia Giancane

Fotografia di Federica Catalani

La città di Palermo ci accoglie per il secondo modulo in trasferta del Master U-Rise all’interno di una realtà d’eccezione, l’ Ecomuseo Mare Memoria Viva situato lungo la costa sud-est della città, in quella che viene considerata una periferia, ma che di fatto si trova ad una decina di minuti dal centro storico.

È uno spazio sorto dalle ceneri del deposito di una vecchia ferrovia e diventato luogo di cultura e attivazione comunitaria. L’ecomuseo è situato su una discarica abusiva di sfabbricidi, accanto alla foce del fiume Oreto e davanti a un mare raggiungibile con lo sguardo ma non più balneabile a causa dei detriti del Sacco edilizio. È un luogo che raccoglie storie di vita, di resistenza, di vacanze, di mafia e di abusi, ma anche di immagini del presente, fiabe, mappe e visioni del futuro della città, indagando il legame tra luoghi e persone attraverso la ricerca e le pratiche artistiche. Qui vengono stimolate la cittadinanza attiva e lo sviluppo locale a base culturale, seguendo le linee di pensiero della memoria, delle migrazioni e delle trasformazioni urbane, identificative dell’ecomuseo e della città di Palermo.

Progettare in una realtà come quella dell’ Ecomuseo significa costruire e definire un campo di esistenza e di azione, affrontare sfide e raggiungere mete seguendo una traiettoria chiara, una direzione luminosa, una cometa che indica gli ideali da perseguire.

E, per raggiungere questo obiettivo, quali sono gli strumenti che ci permettono di esplorare, indagare, conoscere e infine progettare lo spazio? Sono le storie, le esperienze di chi, prima di noi, ha provato, fallito ed imparato, ha generato un cambiamento, lasciando che il cambiamento l’attraversasse.

Tra queste spiccano quelle di Lucia Lauro (impresa sociale Cotti in fragranza), Vivian Celestino e Flora La Sita (booq – bibliofficina occupata di quartiere) e Marco Terranova che abbiamo avuto il piacere di ascoltare e interrogare durante i giorni di formazione.

Fotografia di Federica Catalani

Lucia Lauro è un’ imprenditrice sociale, o come ama definirsi lei stessa, è un’assistente sociale che ha deciso di fare qualcosa di buono: fondare un’impresa di prodotti da forno all’interno del carcere di Malaspina di Palermo, coinvolgendo i giovani detenuti in un processo che li rende i protagonisti di tutte le scelte, dai nomi dei prodotti alle strategie di marketing.

“Cotti in fragranza” costituisce un’occasione preziosa di inclusione sociale, di responsabilizzazione e di formazione costante, alla scoperta del valore e dell’impatto sociale e ambientale del proprio operato, attraverso un processo di cura personale che passa per i prodotti realizzati.

Vivian Celestino e Flora La Sita sono due architette che hanno deciso di riappropriarsi e prendersi cura di uno spazio nel centro storico di Palermo, abbandonato da anni, per aprire “booq”: una bibliofficina di quartiere interculturale ed intergenerazionale che coniuga cultura e socialità, saperi e pratiche, accessibilità e diritti. Il progetto è frutto di un lavoro di collaborazione e interazione tra diversi soggetti e il risultato rappresenta un vero e proprio metodo di lavoro applicato alla progettazione, al recupero dei materiali, all’uso degli spazi e alla costruzione di arredi su misura, riconoscibili dalle forme peculiari, dai materiali scelti e dalle caratteristiche cromatiche.

Marco Terranova è un architetto e artigiano del legno che fa dell’autocostruzione, della collaborazione e del lavoro di squadra la sua attività professionale con l’intento di costruire una città più inclusiva, rendendo i bambini misura e punto di vista delle trasformazioni dello spazio.

Il suo metodo? Nessun progetto stabilito a priori e i suoi principali collaboratori sono i bambini immersi in un processo di co-progettazione e co-partecipazione.

Fotografia di Federica Catalani

Al termine dei tre intensi giorni di formazione a Palermo, molte sono le esperienze vissute, altrettante le lezioni apprese.

Le passeggiate urbane attraverso la città e la costa palermitana hanno messo in evidenza e ci hanno permesso di osservare il cambiamento morfologico dei luoghi provocato dalla presenza delle discariche, rendendo, di fatto, impossibili le attività di balneazione e quelle turistico-ricreative, scoprendo una costa profondamente cambiata, modellata artificialmente dai materiali erosi.

L’esperienza di cartomapping con Sara Ebreo e Stefania Manzo diventa uno strumento fondamentale e un metodo indagativo di osservazione, esplorazione, confronto e restituzione del contesto sfruttando anche punti di vista inediti e attività inaspettate.

Un metodo di indagine che ci porta alla scoperta dei luoghi, delle sue complessità e contraddizioni, un metodo esplorativo aggiunto alla “cassetta degli attrezzi” che continuiamo a costruire e a riempire, insieme.

Fotografia di Fabrizia Cannella

Un ringraziamento sentito a Adriano Cancellieri (Università Iuav di Venezia), Lucio Rubini (Università Iuav di Venezia), Elena Ostanel (Università Iuav di Venezia) per aver immaginato e costruito l’intenso e prezioso modulo appena concluso e uno altrettanto forte a Cristina Alga, Valentina Mandalari, Giuliano Fontana di Ecomuseo Mare Memoria Viva che ci hanno ospitato, regalandoci potenti spunti di riflessione, Daniele Ronsivalle (Università degli Studi di Palermo) Sergio Sanna, Marco Terranova, Elisabetta Caruso, Sara Ebreo e Stefania Manzo per aver preso parte alle tre giornate di formazione e averci fornito nuovi strumenti di azione e condivisione.

Un intenso grazie, infine, a Riccardo Luciani (Lama impresa sociale) e a Lorenzo Liguoro (Sherpa srl) per le attente osservazioni e gli importanti consigli.

Fotografia di Fabrizia Cannella

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